Una ragazza di 29 anni che percorre un quarto di maratona. Sarebbe un avvenimento normale, sicuramente una notizia non memorabile. Se non fosse che l’atleta, Manuela Migliaccio, ha subito la paralisi degli arti inferiori quattro anni fa dopo una caduta. L’impresa è stata possibile grazie a uno strumento applicato al suo corpo che le ha consentito di percorrere 11 chilometri in poco più di cinque ore. L’apparecchio si chiama Rewalk ed è un esoscheletro progettato e realizzato in Israele. Il record di Manuela ha migliorato il precedente primato che era stabilito da Radi Kaiuf, un ragazzo affetto dallo stesso tipo di disabilità.
La macchina è definita “esoscheletro” perché consiste di supporti esterni al corpo, in particolare alle gambe, che vengono allacciati al bacino e agli arti inferiori e sono attivati da motori elettrici che sostituiscono il lavoro dei muscoli. Il movimento di Rewalk è controllato dalla persona stessa, che “ordina” alle gambe di muoversi attraverso piccoli movimenti di inclinazione del tronco. I calcoli vengono effettuati da un computer che percepisce gli spostamenti attraverso un sensore che registra i cambiamenti del centro di gravità dell’utilizzatore. L’alimentazione elettrica è garantita da batterie nascoste in uno zaino che ospita anche il centro di controllo.
Questo dispositivo ha però dei limiti. La persona disabile deve infatti possedere il completo controllo dellamuscolatura del tronco, dalla quale dipende la gestione dell’esoscheletro. Un fattore che è legato al punto esatto in cui è stato interrotto il midollo spinale della persona. Se la lesione interviene troppo in alto, infatti, la paralisi coinvolge anche i muscoli del bacino, dell’addome e del torace, rendendo impossibile alla persona comandare i movimenti di Rewalk.
Statisticamente parlando, i pazienti con danni midollari compatibili con l’uso di questo tipo di macchina, rappresentano circa il 15 per cento del totale. Non si tratta, quindi, di una soluzione applicabile a tutti i pazienti, ma può essere considerata una speranza per tutti gli altri disabili che potrebbero godere, in futuro, diprogetti dalle caratteristiche più avanzate.