“Fratelli e sorelle, buonasera!”. Chissà quanto sono risuonate forti, le prime parole di Papa Francesco, nel pomeriggio di Buenos Aires. Una frase tanto semplice e diretta, da commuovere immediatamente milioni di credenti in tutto il mondo. A migliaia di chilometri da quel cielo di metà marzo di Piazza San Pietro iniziava anche un’altra festa, quella della Villa 21. I ragazzi di questo barrio della Capitale argentina sfregiato dalla droga e dalla povertà, infatti, conoscono bene quel sorriso genuino che illuminava il volto del nuovo Papa. È lo stesso di quel “padre” Bergoglio che si è speso per loro, aiutandoli a lottare contro povertà e dipendenza. E naturalmente lo stesso sorriso di Papa Francesco, che oggi è tornato in Sud America per la Giornata mondiale della Gioventù e per continuare a dedicarsi agli “ultimi” della società
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Ci racconta le emozioni dell’elezione del pontefice nei barrios argentini Padre Charly, che in uno di questi, la Villa 21, porta avanti il progetto “Mamà Osa”, nato proprio dall’incontro fra l’allora Cardinale Bergoglio e i sacerdoti che si occupano dei ragazzi del quartiere.
Padre Charly, la situazione nel quartiere è cambiata dal giorno della fumata bianca?
“Qualcosa si è mosso nella scala di interesse dei gruppi politici e mediatici. Dall’elezione di Papa Francesco si percepisce chiaramente il potere dei media, che hanno contribuito a far scoprire al mondo dei luoghi altrimenti sconosciuti a livello internazionale, come la Villa 21”.
Ci racconta le sue emozioni quando ha saputo che il Cardinale che ha contribuito a fondare il progetto era diventato Papa?
“Inizialmente sono rimasto stupito e perplesso. Non riuscivo a capire la portata di quanto stesse succedendo. Sentivo come se una nube di grazia fosse arrivata ad abbracciare la nostra patria, come se la rugiada di Dio ci stesse dolcemente accarezzando dall’alto. Mi sentivo estasiato da Dio, per qualcosa di così vasto che non capivo e non potevo spiegare”.
La dedizione di Papa Francesco per i poveri e i disagiati è un esempio per tutti. Come ha cambiato il vostro impegno quotidiano la sua elezione?
“Ha gettato su di noi una grande luce, anche a livello di comunicazione e visibilità. Speriamo, tuttavia, che la vicinanza espressa da media e politici non si tratti di una moda passeggera, ma di qualcosa che possa mettere radici. Tutta quest’attenzione complica un po’ il nostro lavoro, ma la accogliamo di buon grado, nella speranza che qualche messaggio arrivi anche a chi ha la possibilità di fare qualcosa per la nostra realtà”.
Seguite regolarmente Papa Francesco, per esempio nell’Angelus domenicale?
“I media argentini trasmettono praticamente ogni parola o gesto del Papa. Quando il Santo Padre dice qualcosa che richiama l’attenzione mondiale, cosa che avviene con molta frequenza, la notizia inonda i canali tv, le radio, i portali internet e i periodici. Si sente sempre più spesso la gente in strada che commenta i gesti, le parole e gli inviti del Papa. È un fatto che ci riempie davvero il cuore d’orgoglio”.
Siete ancora in contatto con lui?
“Il Cardinale Bergoglio sosteneva tanto la nostra opera. Da quando è stato eletto al Soglio Pontificio non abbiamo più parlato personalmente con lui. Sappiamo che potremmo contattarlo senza difficoltà: è sempre stato disponibile e potremmo arrivare a lui tranquillamente, ma senza dubbio capiamo che avrà molti problemi con la conduzione e il risanamento della Chiesa Universale, quindi non lo disturbiamo. Preghiamo per lui, e lo teniamo vicino al cuore”.
Sappiamo che vi ha anche inviato una lettera.
“Ci ha scritto nel marzo di quest’anno, in occasione del quinto anniversario del nostro ‘Hogar de Cristo’, il centro di recupero per i tossicodipendenti che lui stesso ha inaugurato nel 2008”.
Come hanno reagito i bambini alla notizia di un Papa argentino?
“Ricordo perfettamente ogni momento di quel giorno. La città era in festa, grandi e bambini sono usciti in strada e per le piazze, la Chiesa si è subito riempita di gente che voleva condividere la notizia. I telefoni non smettevano di squillare. La gente gridava di allegria e piangeva di emozione. Molti mostravano foto con lui e sembrava incredibile che una persona a noi così vicina, che visitava costantemente il nostro quartiere, fosse diventato Papa. Noi, come tutti, abbiamo sempre visto la figura del Pontefice come un qualcosa di molto lontano e irraggiungibile. Era davvero difficile credere e capire che cosa stava succedendo realmente”.
Questa splendida novità ha dato una spinta al progetto da un punto di vista pastorale?
“Per molti l’elezione di Papa Francesco è stata l’occasione di una nuova conversione. Persone stanche e sfiduciate sembrano aver ritrovato di colpo la forza e la vitalità per affrontare le difficoltà. La parrocchia, sempre molto popolata, ha avuto un flusso straordinario di persone in quei giorni”.