Durante la pandemia è stato fatto tutto quello che si poteva fare per tutelare gli anziani? “No”, è la risposta del presidente di OSA e di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, ospite di Sky TG24 in un confronto con la virologa di fama mondiale, Ilaria Capua, incentrato sui temi dell’assistenza primaria, per indicare come il sistema residenziale italiano non sia stato all’altezza di un urto tanto devastante portato dal COVID-19.

 

Secondo Milanese occorre lavorare fin da subito per ripensare il Servizio Sanitario Nazionale, mettendo insieme, in una logica di sistema, gli attori che operano sul territorio in una rete territoriale ed extra ospedaliera, per tutelare finalmente gli anziani ed affrontare la sfida della cronicità. “Questo virus ci ha ricordato quello che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice dal '78: la battaglia si gioca fuori dall'ospedale, quindi oggi è necessario ripensare il sistema strategicamente non tatticamente. Bisogna ridefinirlo secondo la lezione che questo virus ci ha dato e, per farlo, occorre partire dalle case delle persone, dall'Assistenza Domiciliare e da quella Residenziale”.  

 

Soluzioni indicate da mesi da Confcooperative Sanità: mettere mano al modello assistenziale, unendo cooperative sociosanitarie, medici di medicina generale e farmacia dei servizi, in una filiera che risponda in maniera efficace ed efficacie ai bisogni di salute delle persone. “In Italia, prima e dopo il COVID-19, ci sono 2 milioni e 700mila italiani che combattono con la cronicità”, ha ricordato il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità. “Quindi va ridefinito il sistema. Noi siamo ancora negli ultimi posti per Assistenza Domiciliare e Assistenza Residenziale. Non basta spostare la soglia per cui uno diventa anziano a 75 anni anziché a 65, i nostri anziani meritano un'assistenza importante che copra tutti i loro bisogni”.

 

Se vogliamo essere un Paese civile, dobbiamo imparare a tutelare gli anziani, potenziando l'ADI. Oggi in Italia solo il 2,7% degli ultra 65enni ha un'assistenza domiciliare, in Europa la media è del 6,5%. So che si sta mettendo mano a tutto questo, ma occorre pensare ad un modello assistenziale nuovo. Non bastano solo le risorse, altrimenti è come mettere l'acqua nello scolapasta. Anche il modello delle RSA non è l'unico e deve essere rivisto. Le RSA devono essere aperte e consentire agli ospiti anche di tornare a casa in alcuni periodi. Ci deve essere una riforma di sistema. Sono anni che lo diciamo, adesso bisogna farlo, perché un Paese degno di questo nome deve tutelare la cronicità e gli anziani e questo virus ce lo ha drammaticamente ricordato”.

 

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