Ricorre quest’anno la ventesima edizione della Giornata mondiale dell’Alzheimer. Un’occasione per riportare in primo piano i problemi legati all’aumento dell’incidenza della malattia. Domani, 21 settembre, in tutto il mondo sono stati organizzati eventi, incontri per affrontare il problema della malattia che in Europa colpisce circa 4,5 milioni di persone con numeri destinati a crescere insieme all’aumento dell’età media della popolazione.
I numeri relativi ai malati di Alzheimer sono rilevanti anche per quanto riguarda la Cooperativa Osa. “Le nostre attività assistenziali – ha spiegato a Osa News Francesco Giuffrida, Direttore sanitario della Cooperativa – sono molto spesso dedicate a trattare casi di Alzheimer o di altri tipi di demenza. Si tratta di persone dal profilo sanitario particolarmente delicato, visto il disorientamento dato dalla malattia. A queste persone noi ci dedichiamo principalmente con attività infermieristica e riabilitativa. Le famiglie incontrano difficoltà di ogni tipo, anche burocratico, dal momento che le Asl non sono di manica larga quando si tratta di assegnare risorse alla riabilitazione di casi in cui le possibilità di recupero sono considerate modeste”. 

Nonostante questo, le statistiche europee indicano che i bilanci sanitari sono gravati in maniera enorme dai costi legati all’aumento dell’incidenza del morbo di Alzheimer. I medici che si trovano di fronte a questa malattia, non dispongono, al momento, di mezzi terapeutici risolutivi. Si deve puntare, di conseguenza, sulla conservazione della qualità della vita, dell’assistito stesso ma anche dei suoi parenti. 
“L’approccio alla persona colpita da demenza – spiega ancora Giuffrida – deve essere fatto con tecniche particolari, impiegando la comunicazione non verbale, cercando di adeguare se stessi alle condizioni dell’assistito, reagendo con dolcezza alle sue eventuali reazioni brusche. Ci troviamo ad operare, purtroppo, in un contesto in cui le risorse finanziare sono sempre più scarse, in conseguenza dei tagli di bilancio delle Asl. Queste danno in genere la precedenza a casi clinici più recuperabili come fratture o decorsi post operatori. Per questo, in accordo con le Aziende sanitarie, stesse, ci concentriamo sull’insegnare ai congiunti della persona a gestire le piccole attività quotidiane come fare piccole passeggiate o nutrirsi”.

In questi casi, quindi, la metodica da applicare è quella del contenimento del danno. “Il nostro intervento – ha concluso Giuffrida – è finalizzato a cercare di rallentare la progressione della malattia, prevenendo problemi collaterali come infezioni e piaghe da decubito, ma non solo. Il nostro impegno è anche quello di impiegare in questi casi le persone più adatte, che sappiano interagire con i malati. In questo modo cerchiamo di creare intorno all’assistito, e alla sua famiglia, un ambiente di serenità”. 

Share This