Persone. Storie. Prospettive. Sono tre parole che raccontano, sinteticamente, gli ospiti di Casa Vittoria (Via Portuense, 220), struttura di II accoglienza per anziani autosufficienti o parzialmente autosufficienti di proprietà del Comune di Roma che dal 1 marzo è gestita anche dalla Cooperativa OSA attraverso l’erogazione di servizi socio-assistenziali e attività ludico ricreative. Ma non solo.
 

“Impropriamente Casa Vittoria viene definita come una casa di riposo – ci spiega Pino Taddeo, psicologo OSA – in realtà si tratta di una struttura di accoglienza temporanea dove attualmente risiedono 35 persone tra uomini e donne, dai 50 ai 93 anni. Ognuno di loro è arrivato qui dopo aver vissuto tante difficoltà, custode di una propria storia. Tutti sono accomunati dal fatto di non avere risorse economiche sufficienti per mantenersi o una famiglia su cui poter contare. In teoria, queste persone vivono questa fase della loro vita nell’attesa che le loro condizioni cambino per poter essere trasferiti in vere e proprie Residenze oppure in altre realtà più adatte alle loro specifiche esigenze”.
 

Edificata nel 1927, Casa Vittoria è composta da diversi padiglioni e da un’ampia area esterna che dà la possibilità agli ospiti di fare passeggiate e attività all’aria aperta.
Anima di Casa Vittoria sono 4 instancabili suore che vivono lì da sempre e che, nella loro compostezza, ricoprono un ruolo importantissimo perché hanno costruito un bellissimo rapporto fatto di quotidianità con gli anziani ma sono anche il collegamento con le strutture sanitarie essendo due di loro anche infermiere.
Madre Superiora Virgilia, Suor Adalberta, suor Annamaria, suor Immacolata sono anche le custodi dell’antica storia di questo posto che ha preso il nome proprio da una loro consorella, Vittoria appunto.
 

Io definisco queste persone esodati dalla vita – racconta Pino – perché i loro percorsi biografici sono stati segnati da grandi dolori e difficoltà e non sono in grado di garantirsi, in modo autonomo, un futuro sicuro e stabile. Il nostro compito è quello di accudire gli ospiti rispetto ai loro bisogni primari come la cura dell’ambiente e della persona. La maggior parte di loro è autosufficiente ma altri soffrono di disturbi psichiatrici. È fondamentale stimolarli, seguirli, farli sentire protetti. Anche perché alcuni hanno sviluppato forti forme di devianza come l’abuso quotidiano di alcol. Altro incarico che ci è stato affidato è quello di gestire le attività strutturali come i laboratori, gli incontri di gruppo o azioni mirate alla singola persona”.
 

L’équipe di OSA è composta da un’assistente sociale coordinatrice del gruppo di lavoro, da due educatori professionali, da otto OSS che lavoreranno sotto la supervisione di Marcello Carbonaro, responsabile della Divisione sociale, e di Pino Taddeo, psicologo, entrambi portatori dei valori e delle esperienze trentennali della Cooperativa.
 

Sono diverse le azioni che lo staff di OSA ha deciso di mettere in campo per venire incontro ai bisogni di questi ospiti speciali. “Una grande novità molto apprezzata – prosegue Taddeo – è quella di aver messo a disposizione un pulmino per favorire gli spostamenti in ospedale e per organizzare le attività esterne per stimolare i nostri assistiti. Inoltre, stiamo lavorando a progetti individualizzati con l’Associazione ‘Capitano Ultimo’, con cui ormai abbiamo consolidato un bellissimo rapporto di collaborazione. È il caso, ad esempio, di una simpatica anziana che ci ha rivelato la sua passione per le piante e che abbiamo deciso di coinvolgere all’interno di un percorso già avviato dalla onlus di Ultimo”.
 

Tra le altre iniziative in programma, OSA ha in mente di far partecipare gli anziani di Casa Vittoria come pubblico ad una trasmissione televisiva di Canale Cinque oppure di affidare la cura dell’orto della struttura per stimolare le loro abilità manuali a contatto con la natura.
 

“Molti di loro – aggiunge lo psicologo Pino – esprimono spesso la propria rabbia e frustrazione scaricandola sugli altri ospiti. Le dinamiche sono molto complesse e ci auguriamo di favorire una convivenza più serena con gli interventi mirati che stiamo pianificando, come l’istituzione di uno spazio ascolto e di incontri di gruppo che serviranno a diluire e sfogare le tensioni. Altre persone, fortunatamente, hanno ritrovato il proprio equilibrio da quando vivono qui perché sono passati da uno status di forte precarietà ad uno di assoluta stabilità”.
 

Lo scorso 9 marzo la Cooperativa OSA ha organizzato, nel pomeriggio, una piccola festa con gli ospiti per presentarsi, spiegare il loro lavoro e gli obiettivi che intendono raggiungere.
 

È stato molto costruttivo conoscerci in un clima informale – conclude Taddeo –  durante l’incontro gli assistiti ci hanno manifestato il desiderio di non essere più trattati come bambini perché ritengono di essere ancora in grado di autodeterminarsi, di badare a se stessi. Ci tengo a mantenere la promessa che gli abbiamo fatto costruendo insieme le loro giornate. Abbiamo ricevuto un’ottima ed entusiastica accoglienza e ho avuto la percezione che vivano il cambiamento come un momento di rinnovamento delle aspettative, come rottura della routine. Si aspettano molto da noi e non vogliamo assolutamente deluderli”.

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