Nella cover story dedicata all’Assistenza Domiciliare Integrata, il mensile Panorama della Sanità ha seguito la nostra professionista nel suo quotidiano lavoro di premura nelle case delle persone
Francesca Marchetti da 14 anni lavora come infermiera nell’assistenza domiciliare integrata per la Cooperativa OSA. Seguirla nella sua giornata di lavoro è un viaggio alla scoperta della sofferenza e dell’umanità che si trovano custodite in diverse case di Roma. Ore 9 di mercoledì, il tempo promette pioggia e il sole sembra non volerne sapere di uscire fuori. Uno sguardo all’applicazione sviluppata da OSA con le indicazioni delle vie e le tipologie di intervento dei pazienti e poi giù in garage per prendere la sua Smart azzurra e caricare la borsa medica. A bordo con lei salgono l’amore per il lavoro che fa e l’infinita disponibilità all’ascolto. Francesca ha le chiavi del cuore di ogni assistito che le è stato affidato e, in qualche caso, anche quelle per entrare nei cortili e negli androni dei pazienti. La zona di lavoro è quella del quartiere Fleming. Verde ovunque, condomini di lusso, mille automobili e un brulicare di vite che si incrociano. La mobilità sostenibile in queste zone è davvero una necessità, trovare un parcheggio è più improbabile di un terno al lotto.
Per questo, il rapporto con le famiglie e la fiducia diventano fondamentali per un’operatrice che deve concentrare il suo tempo per dare la giusta attenzione ad ogni paziente. In scaletta ci sono una decina di visite, tutte però vengono organizzate in funzione di due appuntamenti fondamentali: la merenda di Tommaso e il pranzo di Francesco. Sono due bambini che frequentano rispettivamente la prima e la seconda elementare affetti da diabete di tipo 1. A loro va somministrata a orario preciso la giusta dose di insulina e la Regione Lazio garantisce alle famiglie questo servizio. Francesca non può mancare all’appuntamento. Se il traffico aumenta o i primi interventi necessitano di più tempo, l’infermiera riorganizza le prestazioni in funzione dei due campioni. Telefono alla mano contatta le badanti, parla con i parenti e fa slittare il suo arrivo.
Il percorso da seguire, un po’ in ordine sparso, è un dedalo di strade della stessa zona: via Flaminia, via Angelo Massedaglia, Corso Francia, via di Vigna Stelluti, via della Farnesina e via Cortina D’Ampezzo. “La Smart è stato l’investimento migliore che io abbia fatto per il mio lavoro”, confessa sorridendo dietro a una mascherina azzurra. Sarà che il colore le piace e richiama alla calma. Alla guida, però, è un’anguilla. Primo appuntamento: fa uno squillo al portiere del condominio, si alza la sbarra, entra con sicurezza. Donato le indica il posto auto libero. Da napoletana verace ha affascinato anche lui che le riserva un sorriso enorme. Secondo piano, Francesca entra in casa come una di famiglia. Orsola, 90enne, ha una piaga sacrale che necessita di essere medicata ogni giorno. La fretta la lascia fuori dall’uscio e comincia a muoversi con estrema calma. Si ferma a parlare con la badante per istruirla sulla cura da tenere nelle prossime ore. Saluta con una carezza Orsola ed è già giù a riprendere il percorso. Pochi isolati più in là c’è Giovannino ad attenderla. Nel mazzo di chiavi sceglie quella giusta, apre il cancello, entra e parcheggia come se abitasse lì. Lui, 65anni, vive con la mamma 80enne. Il suo corpo ha bisogno di attenzioni continue. Ha una piaga sulla schiena che proprio non guarisce, Francesca è preoccupata ma quando arriva si accende una speranza. Calza i guanti, apre la borsa medica e chiede i medicinali che aveva raccomandato di comprare.
“Questa mattina Giovannino non si sente bene e non si vuole alzare”, la vecchia mamma siciliana l’accoglie così mentre è seduta al tavolo da pranzo vicino alla finestra intenta a fare colazione. “Giovannino, un po’ di latte lo devi mangiare”, incalza Francesca. Lui accenna a una protesta. Molti indizi raccontano l’origine siciliana della famiglia. Il pupo appeso vicino alla finestra, i fichi d’india piantati nel giardino e il mozzo di una ruota di carretto diventato paralume. “Ho quasi finito. un pezzettino di cerotto e poi ti lascio in pace”, rassicura l’infermiera. L’orologio corre ed è quasi arrivato il momento della merenda. Non c’è tempo per un altro intervento: direzione Corso Francia. Tommaso è in classe, siede al primo banco affianco alla porta. La maestra spiega alla lavagna interattiva e tiene sotto controllo il cellulare su cui si leggono i parametri di glicemia del piccolo. Francesca è già in collegamento telefonico con la mamma di Tommy e insieme valutano il dosaggio di insulina. Prima di stabilire il quantitativo, apprende da un quaderno appeso alla porta ciò che il piccolo dovrà mangiare a merenda. Si accovaccia davanti a una sediolina, aspetta il suono della campanella, poi programma il dosatore automatico con il quantitativo di insulina necessario. Tommaso è contento di poter gustare un ovetto di cioccolato e dei biscotti preparati con amore dalla mamma e con Francesca scherza sull’ultima marachella fatta in classe. “Ci vediamo domani”, saluta così il piccolo campione. La cura di Tommaso è metodica e amorevole.
La Regione Lazio garantisce questo tipo di attenzione nei confronti dei bambini con diabete di tipo 1 e gli infermieri si alternano nelle ore della giornata in cui sono a scuola permettendo ai loro genitori di mantenere una vita professionale tranquilla. “Io vengo da Napoli e so per certo che queste cose non accadono nella mia Regione. questo è ingiusto perché tutti i bambini devono avere le stesse opportunità”. Di nuovo a bordo della Smart e via verso casa di Pasquino. Dietro la porta attende la moglie Santina. È il giorno del loro anniversario di matrimonio: 59 anni di vita insieme. Il televisore è acceso su Canale 5 e il giudice di Forum litiga con l’imputata. Santina e Pasquino, invece, sono sereni e innamorati. Francesca come una figlia rovista tra i medicinali posati sul tavolo insieme allo sfigmomanometro prima di mettersi all’opera. Un po’ più in là, tanti ninnoli, l’argenteria, le foto dei figli e dei nipoti oltre alle bollette delle utenze. “Abbiamo lavorato una vita”, sorride Santina, “adesso ci vogliamo bene così”. Francesca con delicatezza consuma l’intervento e pasquino si lamenta. “Dai Pasquino, oggi è la vostra festa”, ride: “Che cosa hai regalato a tua moglie?”. La risposta di Pasquino denota confidenza e coinvolgimento emotivo. Santina, divertita, consegna all’infaticabile infermiera una goccia di saggezza: “Goditi la vita, non pensare sempre al lavoro”.
Francesca riprende l’attrezzatura e giù con l’ascensore verso casa di Eufelia. Oltre la porta insiste un mondo fermo agli anni Settanta. Nella camera riecheggia musica peruviana. Silvia, la badante, ascolta l’infermiera che spiega come far guarire le ferite della nonnina. Francesca armeggia con garze, connettivina, spray e pomate. I suoi movimenti tornano ad essere lenti, amorevoli e sicuri. Eufelia ha gli occhi chiusi e non parla, ogni tanto richiama tutti ai suoi dolori. Francesca capisce e la consola. Il corpo è raggomitolato, Silvia con amore segue l’infermiera nel suo lavoro: “Vorrei diventare una Oss ma sono troppo grande per iniziare a studiare”, confida. “Il successo dei nostri interventi sta tutto nei caregiver” riflette Francesca sapendo di aver lasciato in buone mani la nonnina. “Sono loro che devono avere l’accortezza affinché una piaga da decubito non si infetti”. Le campane rintoccano il mezzogiorno, è ora di recarsi da Francesco per l’insulina del pranzo. Dieci minuti e la Smart si ferma davanti alla scuola primaria “Mengotti”. Ad attendere c’è mamma Antonella. Qui tutti conoscono l’infermiera di Osa come conoscono il piccolo Francesco.
“Sono quasi tre anni e mezzo che Francesca segue mio figlio”, racconta Antonella. “Lei ha una personalità eclettica e riesce ad affrontare qualsiasi situazione. Nel tempo è riuscita a creare un rapporto straordinario con il mio Francesco tanto da farlo diventare tifoso del Napoli. Quando so che è in turno, sono tranquilla perché è capace di affrontare qualsiasi cosa. Il diabete è una malattia che ha molteplici fattori, bisogna valutare ogni aspetto prima di decidere la quantità di insulina. Francesca ne è capace”. Il piccolo, pronto per il pranzo, esce nel cortile a salutare la mamma. Un bacio, uno scatto e via verso gli altri amichetti che lo aspettano. La giornata sta per terminare, Francesca deve concludere il giro con la visita ad Annarosa, una nonna ultra 90enne che l’aspetta prima di pranzare. Davanti al desco pronto, Francesca interviene per una flebo, accarezza la mano di Annarosa, si scambiano delle battute e si danno appuntamento al giorno successivo, come con una figlia.
Articolo pubblicato sul numero di giugno 2021 di Panorama della Sanità QUI PER SFOGLIARE LO SPECIALE ADI