Prosegue la visita di Papa Francesco in Brasile. Dopo il bagno di folla di ieri a Rio de Janeiro, cresce l’attesa per la tappa del Pontefice nella favela di Varginha, prevista per giovedì. La grande dedizione di Papa Francesco per i poveri e i disagiati è stata anche il fulcro per l’avvio del progetto Mamà OSA, nato per aiutare i ragazzi della Villa 21 di Buenos Aires, in Argentina, a prendere le distanza dalla piaga della droga e della microcriminalità. Vi proponiamo la seconda parte dell’intervista al giovane sacerdote argentino, che racconta la situazione attuale nella Villa 21 di Buenos Aires e i progetti della cooperativa, tra cui il centro Nino Jesus.
Padre Charly, il Santo Padre è ben noto per il suo impegno verso gli ‘ultimi della società’. Quanto è stato importante il suo contributo per l’avvio del Progetto Mama OSA?
“Fu proprio l’allora Cardinale Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires, a metterci in contatto con Giuseppe Milanese, che era già all’epoca molto interessato alla sua opera religiosa e sociale. Giuseppe venne diverse volte in città con il suo gruppo, per sostenere un progetto di una ‘fattoria sociale’ per il recupero di consumatori di paco (una droga economica molto diffusa nei quartieri poveri di Buenos Aires, ndr). Se è vero che nella Parrocchia di Caacupe stavamo finendo il lavoro di recupero dei tossicodipendenti di paco, non eravamo riusciti però a completare il progetto ‘della fattoria sociale’ . Per queste ragioni, in uno dei suoi viaggi, Angelo Caciolo, che faceva parte del gruppo di Giuseppe, pensò che si poteva favorire un progetto per la protezione dei bambini del “hogar Nino Jesus”.
E così è nata Mamà Osa…
“Infatti, una realtà che permette a molti ragazzi della nostra città di poter fare colazione, pranzo, partecipare a laboratori di appoggio scolastico, ricreazione e sport, di ricevere sostegno nel percorso scolastico”.
Passiamo alla Villa 21, qual è la situazione attuale nel barrio?
“Il quartiere, purtroppo, è sempre lo stesso. Povero, emarginato e con gravi problemi strutturali. Come sempre, la povertà porta con sé emarginazione, violenza e morte. Nonostante tutto gli abitanti, per la maggior parte immigrati, continuano a lottare per migliorare la propria vita, per portare avanti le proprie tradizioni, la propria fede, la loro cultura e i loro valori”.
Come procede il centro diurno “Niño Jesus”?
“Il Niño Jesus” è in piena salute, supporta e accompagna la crescita di molti ragazzi. È uno spazio sereno, pieno di vita. Attualmente abbiamo attivato anche un laboratorio di murga (una sorta di teatro di strada che coniuga musica, danza e recitazione, ndr) e abbiamo ampliato la capacità gestionale a livello socio-sanitario, con la presenza di uno psichiatra infantile che affronta le difficoltà legate alle diverse forme di violenza ed altri conflitti gravi che spesso si vengono a creare nelle famiglie. Oltre allo psichiatra, lavora con noi anche un endocrinologo che monitora costantemente la crescita dei bambini”.
Sono previste nuove attività nel quartiere da parte della Cooperativa Osa?
“Stiamo costruendo un centro di recupero, che permetterà ad alcune madri tossicodipendenti di stare in luogo sicuro e pulito con i propri figli. La maggior parte di loro è spesso costretta a vivere in strada, con i bambini al seguito. Una situazione insostenibile, ingiusta. Questo nuovo spazio ci permetterà di accogliere queste donne, di aiutarle a disintossicarsi e di prenderci cura della formazione e della salute dei loro figli”.