Cari Soci,
più di venticinque anni dalla fondazione della Cooperativa OSA, ventotto per la precisione. Ventotto anni a fianco degli assistiti. Ventotto anni di duro lavoro, qualche delusione, ma soprattutto tante soddisfazioni. Quando guardo indietro e ripercorro la strada che abbiamo fatto assieme rivedo i molteplici traguardi che abbiamo raggiunto: il miglioramento costante della qualità del servizio offerto, il rapporto
che riusciamo a instaurare con gli assistiti e con le loro famiglie, essere riusciti a costruire una realtà lavorativa solida, aver creato benessere e occupazione, essere divenuti con il tempo una realtà di riferimento nel mondo della cooperazione.
Fra tutti gli obiettivi che abbiamo centrato, ce ne è uno di cui penso dobbiamo essere particolarmente orgogliosi: aver trasformato la Cooperativa in un grande laboratorio di integrazione. Di OSA fanno parte 293 soci provenienti da 49 nazionalità diverse. Una compagine, quella dei lavoratori non italiani, che è cresciuta con il tempo, arrivando a costituire un zoccolo importantissimo della nostra squadra. Non è scontato che così tante culture differenti riescano a fondersi, pur mantenendo ognuna la propria specificità, in nome di un obiettivo comune. Noi ci siamo riusciti. Abbiamo fatto di ogni differenza un elemento di arricchimento, mai un ostacolo. Abbiamo fatto dell’integrazione non solo un obiettivo da raggiungere, ma vera e propria pratica quotidiana del modello di welfare che cerchiamo di portare avanti.
Ci siamo riusciti perché condividiamo ogni giorno non solo esperienze, metodologie di lavoro, soddisfazioni e difficoltà. Condividiamo soprattutto una missione: stare accanto e servire con passione e professionalità le persone, nelle loro case o nelle strutture dove ci prendiamo cura di loro.
Per quanto attiene il futuro della nostra cooperativa, e quindi il futuro del nostro lavoro, posso dirvi che anche nel 2013 siamo cresciuti, sia in termini di posti di lavoro, sia in termini di commesse e quindi di fatturato.
Il tutto ha maggiore importanza se consideriamo che ci stiamo lasciando alle spalle un anno tra i più difficili della storia del nostro Paese. L’incertezza appare regnare ovunque e nessuno appare così autorevole, a livello politico, da poter suscitare speranza reale. Il populismo, fatto di slogan urlati senza che sia indicata una strada da percorrere, la fa da padrone, a destra e a sinistra. Il Natale, però, ci ricorda che ogni momento della Storia, da duemila anni, ha qualcuno a cui guardare.
È in questo momento Papa Francesco, che con la sua semplicità illumina anche il nostro cammino. La sua esortazione al mondo della cooperazione è quanto mai attuale anche per noi, per questo ho voluto ri-portarla integralmente.
Saluto tutti i convenuti al terzo Festival della Dottrina Sociale della Chiesa che ha come tema “Meno disuguaglianze, più differenze”. […] è un titolo che evidenzia la plurale ricchezza delle persone come espressione dei talenti personali e prende le distanze dalla omologazione che mortifica e paradossalmente aumenta le disuguaglianze[…].
Un secondo pensiero è rivolto ai giovani e agli anziani: [..] ambedue sono il futuro di un popolo. I giovani sono la forza per andare avanti; i vecchi sono la memoria del popolo, la saggezza. Non ci può essere sviluppo autentico, né crescita armonica di una società
se viene negata la forza dei giovani e la memoria dei vecchi. Un popolo che non ha cura dei giovani, dei vecchi non ha futuro […].
Un pensiero va anche alla Dottrina Sociale della Chiesa: il Magistero sociale è un grande punto di riferimento,esso rappresenta un orientamento frutto di riflessione e di operativa virtuosa. È molto utile per non perdersi. Chi opera nell’economia e nella finanza è sicuramente attratto dal profitto e se non sta attento, si mette a servire il profitto stesso, così diventa schiavo del denaro. […]. Occorre coraggio, un pensiero e la forza della fede per stare dentro il mercato, per stare dentro il mercato, guidati da una coscienza che mette al centro la dignità della persona, non l’idolo denaro.
[…]. E anche un pensiero sulla cooperazione: ho incontrato alcuni rappresentanti del mondo delle cooperative. Qui, in questo salotto, abbiamo avuto una riunione, mesi fa. Mi ha molto consolato e penso sia una buona notizia per tutti sentire che, per rispondere alla crisi, si è ridotto l’utile, ma si è mantenuto il livello occupazionale. Il lavoro è troppo importante. Lavoro e dignità della persona camminano di pari passo. La solidarietà va applicata anche per garantire il lavoro; la cooperazione rappresenta un elemento importante per assicurare la pluralità di presenze tra i datori del mercato.
Oggi essa è oggetto di qualche incomprensione anche a livello europeo, ma ritengo che non considerare attuale questa forma di presenza nel mondo produttivo costituisca un impoverimento che lascia spazio alle omologazioni e non promuove le differenze e l’identità.
Io ricordo – ero ragazzo – avevo 18 anni: anno 1954, e ho sentito mio padre fare una conferenza sul cooperativismo cristiano e da quel tempo io mi sono entusiasmato con questo, ho visto che quella era la strada. E’ proprio la strada per una uguaglianza, ma non omogeneità, una uguaglianza nelle differenze. Anche economicamente è lenta. Io ricordo ancora quella riflessione del mio papà: va avanti lentamente, ma è sicura.
Quando io sento alcune altre teorie economiche, come quella del “derrame” – non so come si dice, bene, in italiano [il Papa si riferisce a una teoria economica ottimistica sul calo dei prezzi dei beni e la riduzione della povertà]. L’esperienza ci dice che quella strada non va.
Auguro a tutti coloro che sono impegnati e sono attori di riforme cooperativistiche, di tener viva la memoria della loro origine. Le forme cooperative costituite dai cattolici come traduzione della Rerum Novarum testimoniano la forza della fede, che oggi come allora è in grado di ispirare azioni concrete per rispondere ai bisogni della nostra gente.
Oggi questo è di estrema attualità e spinge la cooperazione a diventare un soggetto in grado di pensare alle nuove forme di Welfare. Il mio auspicio è che possiate rivestire di novità la continuità. E così imitiamo anche il Signore, che sempre ci fa andare avanti con sorprese, con le novità. Vi accompagno con la mia benedizione, e voi non stancatevi di pregare per me, perché davvero ne ho bisogno.
Grazie.
Non ci sono parole che meglio di queste descrivano il nostro cammino futuro. Per parte nostra dovremo, anche nel 2014, lavorare duro e cercare, per tutti i nostri soci lavoratori e per le loro famiglie, di rendere la nostra Cooperativa un luogo di lavoro ancora più sicuro.
Giuseppe Maria Milanese
Presidente OSA