“Anche i migranti hanno diritto ad essere bambini”. In un messaggio scritto in vista della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che sarà celebrata il 15 gennaio 2017, Papa Francesco invita tutti ad offrire risposte al dramma di milioni di minori, spesso non accompagnati, che fuggono da guerre, violenze, povertà, calamità naturali. “Ognuno è prezioso – afferma il Pontefice – le persone sono più importanti delle cose e il valore di ogni istituzione si misura sul modo in cui tratta la vita e la dignità dell’essere umano, soprattutto in condizioni di vulnerabilità, come nel caso dei minori migranti”.
È proprio questo lo spirito con cui è stata organizzata, lo scorso 12 ottobre, la partita chiamata simbolicamente ‘Africa contro Italia’ in cui si sono sfidati la squadra formata dai nove minori non accompagnati che vivono nel Centro residenziale di Pronta Accoglienza di Ferentino gestito dalla Cooperativa OSA e quella composta da operatori, amici e il responsabile della Divisione sociale Marcello Carbonaro.
Sono appunto nove i minori, tutti provenienti dai paesi dell’Africa occidentale, che alcuni anni fa dalla Calabria, dove erano provvisoriamente accolti in un Centro di Prima Accoglienza, furono portati in Ciociaria da alcuni operatori, tra cui lo psicologo OSA Pino Taddeo che ci racconta il dramma che hanno vissuto.
“Ognuno di questi ragazzi ha portato con sé una propria storia difficile. Sono tutti accomunati dal desiderio di poter costruire un futuro migliore nel nostro Paese. Sono sbarcati a Reggio Calabria dopo aver affrontato tanti pericoli e insidie. Prima il deserto sahariano, poi la traversata nel Mediterraneo, poi ancora la difficile permanenza in Libia e infine l’arrivo a Ferentino”.
L’ingresso nella struttura residenziale di accoglienza ha consentito ai 9 minori il ristoro psico-fisico di cui necessitavano. Un punto di ripartenza delle loro vite e la possibilità di essere accolti, seguiti e ascoltati. Si tratta di bambini e ragazzi dai 7 ai 17 anni con vissuti molto forti che ancora non riescono del tutto a raccontare quello che hanno subito e non solo per le difficoltà linguistiche. Hanno lasciato le loro famiglie e la loro terra, spesso spinti dal bisogno di sfuggire a gruppi ribelli e a condizioni socio-politiche pesanti. Sono giovanissimi e hanno tanto bisogno di spensieratezza.
“Dallo Stato italiano – ci spiega Pino – sono considerati “minori stranieri non accompagnati” e per questo hanno la possibilità di richiedere lo status di rifugiato politico, che dovrà essere riconosciuto dalle autorità preposte a seguito di delicati accertamenti. Attualmente, i nostri ragazzi frequentano il corso di italiano e vengono avviati dalla équipe OSA a percorsi personalizzati che mirino ad un possibile inserimento nel tessuto sociale e lavorativo locale. Quando ci hanno chiesto di voler giocare a calcio, siamo stati felicissimi di poterli accontentare. Con questa iniziativa la parola contro ha assunto il valore di ‘con… a fianco’. Non è stato importante chi ha fatto più goal perché abbiamo vinto tutti, compresi i tanti spettatori presenti. Ha vinto la voglia di stare insieme, di integrarsi, di divertirsi, di fare sport”.
Al termine della partita, infatti, tutti, minori e non, avevano un sorriso che comunicava la gioia di aver vissuto insieme un momento speciale, sereno, normale. Non è stata giocata una semplice partita su un campo di calcio ma quel fischietto d’inizio ha dato il via al gioco della vita, fatta di relazioni, di umanità, di azioni che, giorno per giorno, dovranno aiutare questi giovani immigrati africani arrivati in Italia, da soli e con nessun bagaglio, a diventare grandi e a inserirsi nella società.