Record positivo per l’Italia. Il nostro Paese è infatti è il primo al mondo per aspettativa di vita dei pazienti con Hiv. E' il risultato di uno studio internazionale presentato dal Croi (Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections) di Atlanta, che ha messo a confronto i dati dei pazienti iscritti nei registri nazionali. Un primato che sottolinea come i pazienti in terapia antiretrovirale nel nostro Paese possano godere di una vita più lunga dopo aver contratto il virus, con numeri che sorprendono.

L’età media dei pazienti, ha spiegato Giovanni Di Perri, consigliere della Società italiana malattie infettive e tropicali (Simit), è infatti attualmente di 30-40 anni, mentre all’inizio del millennio era tra i 20 e i 30. “Si tratta di un dato importante – ha detto Di Perri in occasione del recente congresso Icar (Italian Conference on AIDS and Retrovirus) di Torino – perché significa che i pazienti stanno invecchiando naturalmente, con tutti gli acciacchi e le malattie legate all’età”.

Il merito è principalmente riconducibile ai passi avanti in campo medico scientifico, soprattutto a seguito dell’introduzione della terapia antiretrovirale (Haart), che ha letteralmente rivoluzionato il trattamento dell’infezione dell’Hiv già a partire dalla seconda metà degli anni ’90. Ma nel nostro Paese si è puntato molto anche su altre caratteristiche.

“La nuova terapia ha cambiato le carte in tavola, ma il primato è anche il risultato di un apparato socio-sanitario molto efficace che l’Italia ha sviluppato sin dal primo momento – spiega Pino Taddeo, psicologo impegnato per oltre 20 anni nell’assistenza ai malati di Aids della cooperativa Osa nel Comune di Roma –. Ma anche la garanzia dell’anonimato è un fattore da non trascurare, un aspetto sul quale nel nostro Paese si è insistito molto e che ha rafforzato la motivazione dei malati a iniziare in tempo le cure”.

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