Intervenire sulla malattia con tre anni di anticipo sulla sua insorgenza, con la possibilità di agire in una fase non ancora avanzata, quindi con maggiori possibilità di cura. Parliamo del morbo di Alzheimer e del test messo a punto dagli studiosi del Medical Center della Georgetown University, negli Stati Uniti. Un semplice esame del sangue che sarebbe in grado di diagnosticare con circa 36 mesi di anticipo il manifestarsi della patologia.
I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Nature Medicine, parlano di un test già validato e con un’accuratezza superiore al 90%, che potrebbe essere disponibile al pubblico già tra un paio di anni. I ricercatori hanno inizialmente preso in esame 525 individui over 70, giungendo dopo i primi 5 anni di ricerca a due gruppi di 53 persone, uno di individui sani e l’altro di persone che avevano manifestato la sindrome di Alzheimer. Nel campione sanguigno di quest’ultimo gruppo di persone i ricercatori hanno rilevato un’alterazione nella presenza di dieci tipi di fosfolipidi, un segno, a loro avviso, del danneggiamento delle cellule nervose che è alla base della malattia.
Un semplice prelievo e la misurazione dei livelli di questo tipo di lipidi nel sangue del paziente potranno quindi consentire una diagnosi anticipata. Un vantaggio di tempo importantissimo, soprattutto per quanto riguarda l'intervento terapeutico. Si ritiene infatti che gli scarsi risultati ottenuti finora nella cura dell’Alzheimer siano dovuti al fatto che ad oggi si interviene sulla malattia quando è a uno stato ormai troppo avanzato. Agire con tre anni di anticipo, dunque, aprirebbe nuovi sviluppi alla sperimentazione di terapie più efficaci.