Gli anziani sono poco informati sui vaccini e ignorano spesso i rischi legati alle infezioni. È quanto emerge da un'indagine del Censis secondo la quale solamente il 55,4% degli over 65 è ricorso alla vaccinazione antinfluenzale nella stagione 2013-2014, realizzando un tasso di copertura molto al di sotto degli obiettivi di sanità pubblica indicati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Consiglio europeo: 75% come soglia minima e 95% per quella ottimale. Inoltre, i primi dati di quest'anno indicano un'ulteriore diminuzione della profilassi pari al 20-30%.
Se ne è parlato a Roma, al convegno promosso da “Italia Longeva” , il network di ricerca istituito dal Ministero della Salute con la Regione Marche e l'Irccs Inrca (Istituto nazionale ricerca e cura anziani). Sempre secondo lo studio, la popolazione anziana è poco interessata anche ad altre vaccinazioni importanti come quella contro la polmonite da pneumococco: si vaccina solo 1 su 3. “Il problema principale è la percezione del rischio – ha spiegato Ketty Vaccaro, responsabile del settore Welfare e Salute del Censis -. Se l'età è un fattore soggettivo e l'informazione è spesso insufficiente, il consiglio del medico curante (per il 45,1% del campione) e la familiarità con la prevenzione vaccinale sono gli elementi in grado di incidere sull'interesse e sulla diffusione della vaccinazione tra gli anziani”.
In seguito al noto “caso Fluad” che ha generato una vera e propria psicosi, con la diminuzione della profilassi vaccinale negli anziani, l'epidemia di influenza appena conclusa inizia a presentare il conto. “L'Istituto Superiore di Sanità sta conducendo uno studio per valutare gli effetti del calo delle vaccinazioni, valutabile intorno almeno al 25-30% – ha affermato Walter Ricciardi, commissario straordinario dell'Istituto -. Ma i risultati preliminari ci dicono che un eccesso di mortalità c'è stato: oltre agli ottomila decessi, che sono la norma ogni anno, ce ne sono stati alcune centinaia in più''.
Se l'età, a causa del fisiologico declino del sistema immunitario, rappresenta di per sé un fattore di rischio, seguire semplici regole di vita quotidiana può contribuire a garantire anni di buona salute e la prevenzione è una di quelle. “In particolare, vaccinare significa prevenire o ridurre, ad un minimo costo, la presenza di condizioni croniche, ad alto impatto sulla mortalità e sulla qualità di vita dell'anziano – ha sottolineato Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva -. In Italia l'influenza è ancora oggi la terza causa di morte per patologia infettiva dopo Aids e tubercolosi. Ogni anno vengono colpite in media 4 milioni di persone. Negli anziani la malattia può causare complicanze tali da rendere necessario il ricovero ospedaliero, portare alla perdita dell'autosufficienza e, in casi estremi, alla morte”.
Secondo i dati Istat, nel 2012 in Italia sono morte più di 9.200 persone oltre i 65 anni a causa dell'influenza e ben 100.000 anziani sono stati dimessi per polmonite in seguito a ricovero ospedaliero.
“Nonostante il peso delle malattie infettive sulla popolazione anziana – ha concluso Roberto Bernabei – la vaccinazione per questo target non è considerata un intervento sanitario di routine e risulta fortemente sottoutilizzata. Basti pensare che nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2014, a fronte di un'offerta articolata per l'infanzia e l'adolescenza, vi è un'unica vaccinazione, quella anti-influenzale, raccomandata per gli ultra 65enni”.