Epidemiologia e prevenzione, presa in carico, cura e assistenza e soprattutto un'attenzione particolare all'informazione, specialmente verso i giovani. Sono i punti cardine del nuovo Piano nazionale di interventi contro Hiv e Aids che il ministero della Salute ha inviato alla Conferenza Stato-Regioni. Il documento mira a delineare e realizzare progetti finalizzati alla definizione di modelli di intervento per ridurre il numero di nuove infezioni, garantire a tutti l'accesso alle cure, migliorare lo stato di salute e il benessere delle persone PLWA (People Living With Hiv/Aids) e favorire il mantenimento in cura dei pazienti diagnosticati e in trattamento.
Nel Piano vengono evidenziate le criticità principali da superare per un'efficace azione di contrasto del virus e le strategie di prevenzione. Sotto questo aspetto, il documento individua quattro livelli di intervento: azioni sui comportamenti a rischio; riduzione del rischio e del danno nelle popolazioni chiave attraverso l'implementazione di programmi di offerta gratuita di siringhe sterili e di contraccettivi; strategie di prevenzione basate sull'utilizzo di farmaci antiretrovirali; riduzione della vulnerabilità all'infezione da Hiv legata a condizioni quali la poverta, l'emarginazione sociale e la disuguaglianza di genere.
Grande attenzione viene riservata alla continuità di cura. Secondo le stime, delle circa 120.000 persone con HIV/AIDS diagnosticate, il 15% non è stato inserito o mantenuto in cura. In particolare, delle 134.000 persone viventi con HIV, nel nostro paese sarebbe in trattamento il 74% delle persone (99.160) e la soppressione virale sarebbe riscontrata nel 52% (69.680). È quindi cruciale secondo il Piano che si pongano in essere strategie specifiche, attraverso indicatori sia ‘di sistema’ (quali strumenti interni ad ogni singolo centro che verifichino specifici parametri), sia personalizzati sul singolo paziente, al fine di garantire l’inizio della terapia, l’adesione alla cura (la sua mancanza è correlata all’assenza di soppressione virologica) e il mantenimento nel percorso di cura e l’azzeramento della carica virale.
Le necessità emergenti di cura e assistenza segnalate nel piano riguardano partono dalle stime dell’Istituto Superiore di Sanità che nel 2013 indicano come più del 33% delle persone che vivono con HIV/AIDS hanno superato i 50 anni; la società olandese ATHENA stima che nel 2030 il 73% delle persone con HIV avrà più di 50 anni e l’80% di questi presenterà almeno una comorbosità.