Quella del diabete è sempre più una forma epidemica: solo in Italia, i diabetici sono infatti 3 milioni e 200mila, un numero raddoppiato negli ultimi 30 anni. Nella ricerca dei possibili metodi di prevenzione, è risultata particolarmente preoccupante la disglicemia (o pre-diabete), vale a dire la condizione che colpisce i livelli glicemici del sangue, alzandoli, prima che il diabete vero è proprio (cioè la disattivazione del pancreas) si presenti del tutto.
Uno studio italiano, pubblicato sulla rivista Phytotherapy Research, ha ribadito proprio l’importanza della prevenzione, dimostrando il ruolo del nutraceutico Gdue, originato dalle alghe marine Ascophyllum Nodosum e Fucus Vesiculosus in aggiunta a dosi di cromo picolinato, nella riduzione dei livelli di glucosio e infiammatori del sangue. E se la nutraceutica (lo studio dei nutrienti contenuti in determinati alimenti ad effetto benefico sul sangue) si rivela sempre più un’arma efficace nel contrasto all’insorgenza del diabete, la ricerca della rivista, condotta da scienziati delle Università di Pavia e Bologna, lo ha senz’altro riconfermato.
Sono state 65 le persone prese in esame dai ricercatori nel loro studio, tutte potenziali diabetici in condizione di disglicemia. “Abbiamo analizzato persone non ancora colpite da diabete, che presentavano però livelli alti di glicemia, compresi tra i 100 e i 125 mg/l”, dice Giuseppe Derosa, responsabile del Centro Universitario di Diabetologia, Malattie Metaboliche e Dislipidemie dell’Università di Pavia e primo autore dello studio. “Spesso e volentieri”, continua, “in questa condizione il medico di base si limita a consigliare all’assistito un semplice cambio di dieta e un po’ d’attività fisica. Sono due ottimi consigli, ma lo stile di vita può non bastare a rimuovere il corso della disglicemia”.
Specialmente se anziane, infatti, alle persone in pre-diabete potrebbe essere di grande aiuto l’assunzione del Gdue: somministrato tre volte al giorno prima dei pasti, il nutraceutico è risultato molto efficace nella riduzione glicemica. I controlli emato-chimici svolti sui 65 partecipanti, infatti, hanno attestato come dopo sei mesi il livello di glicemia tornasse al di sotto della soglia limite dei 100 mg/l.
Considerando l’incidenza epidemica del diabete, insieme ai costi sociali importanti (e in crescita) che porta con sé, bisognerà quindi tenere in grande considerazione questi studi sulla nutraceutica. “Se riusciamo a intervenire efficacemente e il prima possibile sulla disglicemia”, sottolinea Derosa, “possiamo contenere il proliferare di nuovi casi e ridurre le spese sanitarie per l’intera collettività. Le risorse risparmiate potrebbero essere così reinvestite per altre sperimentazioni di nuovi farmaci”.
(Fonte: Corriere.it)