È una vita passata tra i colori quella del “pittore dell'anima”, come viene chiamato “dalle persone che mi apprezzano e mi vogliono bene” Ermes Mantovani , che nel maggio del 2014 ha trovato nella Residenza Sanitaria Assistenziale Bellagio “un posto fantastico per fare quadri, per esprimersi”. Due anni fa Ermes ha deciso che i colori delle sue giornate dovevano avere le tonalità del celeste e del blu, quelle del lago di Como. “Nella struttura dove mi trovavo prima non stavo bene – spiega – così quando la mia assistente sociale mi ha proposto la Residenza Bellagio ho subito accettato. Qui mi trovo benissimo, ci sono delle persone fantastiche, sono a mio agio con tutti, sia con gli altri ospiti sia con gli operatori. Penso che meglio di così non potesse andare. Se dovessi dare un voto al posto dove mi trovo oggi gli darei un bel nove”.
Alle sue opere non dà mai un nome. È una scelta di cuore e di testa quella del pittore dell'anima, che definisce il suo modo di dipingere “mentale” ma forse preferisce che siano gli altri a trovarci dentro dei significati. “Dare un nome ad un quadro significherebbe entrare nel cervello e nel cuore di chi lo guarda – sottolinea –. È come se entrassi nell'intimità delle persone e, secondo me, sarebbe una mancanza di rispetto. In fondo, quando una persona dipinge offre agli altri un'espressione di sé, non necessariamente gli altri devono essere d'accordo”.