Mettere a sistema le best practice già sperimentate con successo. È questa la chiave per creare un modello di assistenza territoriale efficace. Di questo tema si è dibattuto nel corso dell’incontro “I servizi territoriali in rete vicino al cittadino”. La conferenza si è svolta all’interno degli Stati generali della Salute, che si sono svolti a Roma l’8 e il 9 aprile.

Alla presenza del ministro Lorenzin, i principali operatori del settore si sono confrontati sulle strategie da adottare per creare un modello di sanità vicino ai bisogni dei cittadini. All’incontro ha partecipato come relatore anche il presidente di FederazioneSanità Confcooperative e di Osa, Giuseppe Milanese. 

 

“Ringraziamo il ministro Lorenzin per aver lanciato la sfida della riorganizzazione dei servizi territoriali – ha detto Milanese nel corso del suo intervento -. Alla titolare del dicastero della Salute che chiede modelli e proposte diciamo che per la cooperazione socio sanitaria il modello è quello dell’integrazione operativa tra professionisti della salute”.

Nel corso del suo intervento, Milanese ha anche ricordato quanto siano importanti le cooperative socio sanitarie per il mondo dell’assistenza. “Il nostro è un esercito silenzioso ma laborioso – ha sottolineato Milanese -, fatto di medici, farmacisti, operatori sanitari che attraverso 11.830 cooperative ogni giorno, da anni, danno cure e servizi a oltre 7 milioni di cittadini. Un esercito attivo, soprattutto  nell’ambito dell’assistenza primaria che resta il vero fanalino di coda del nostro sistema sanitario”.

Infine, il presidente di FederazioneSanità Confcooperative ha voluto rispondere con una risposta concreta all’invito, fatto da Lorenzin, a presentare suggerimenti per migliorare l’assistenza territoriale. “Al ministro proponiamo – ha concluso Milanese – un nuovo modello che proietti l’assistenza dallo schema delle tre A (accordi, accreditamento, autorizzazione) a quello delle 5 R, e cioè: 1) Regia unica nazionale per l’assistenza primaria, 2) Regole certe sull’accreditamento, 3)  Ruolo per attori del sistema, 4) Rete tra gli operatori, 5) Rigore nel misurare la qualità dei servizi. Una formula necessaria per riorganizzare il sistema che qualificherebbe le eccellenze, darebbe servizi di alta qualità e genererebbe occupazione per oltre 170.000 nuovi posti di lavoro nell’assistenza primaria. Si tratta di un’occasione importante visti anche i livelli di disoccupazione nel nostro Paese”.

Share This