Contrastare invecchiamento e fragilità fisica della terza età. È questo l’oggetto di un importante studio europeo, il progetto Sprintt, ideato da un gruppo di ricercatori europei a guida italiana, che si è aggiudicato un finanziamento di 49 milioni di euro.
Questi fondi sono stanziati dall'Imi (Innovative medicines initiative), la partnership pubblico-privato promossa dalla Direzione generale ‘Ricerca' della Commissione europea in collaborazione con la Federazione europea delle associazioni e delle industrie farmaceutiche (Efpia).Nello specifico, l’obiettivo del progetto Sprintt è contrastare l'invecchiamento “in sé”, cercando di individuare strategie “anti-età” in grado di ritardare o di evitare la perdita dell’autosufficienza.
L'elemento centrale del progetto è un trial clinico identico agli studi condotti, ad esempio, su nuovi farmaci – basato su un intervento multicomponente: esercizio fisico, adeguata nutrizione, ausili tecnologici. 1.500 ultrasettantenni di tutta Europa, definibili ‘fragili' mediante appositi test, saranno divisi in due gruppi. Il primo gruppo, di 750 soggetti, sarà trattato con 45 minuti di esercizio fisico specifico tre volte a settimana, con una valutazione mensile dello stato nutrizionale e con il monitoraggio continuo, garantito da uno speciale orologio da polso, che registra l'attività fisica giornaliera e le eventuali cadute.
Il secondo gruppo di 750 ultrasettantenni rappresenterà il cosiddetto gruppo di controllo, a cui saranno impartiti consigli ripetuti sul corretto stile di vita, e saranno semplicemente suggeriti alcuni esercizi per la mobilità degli arti superiori. Nell'arco di due anni, i ricercatori misureranno con precisione l'evoluzione delle condizioni fisiche dei due gruppi di over 70, valutandone le capacità di camminare e di spostarsi autonomamente, di non cadere, di non ammalarsi frequentemente e di non essere ricoverati presso strutture sanitarie o assistenziali in genere. Le metodologie utilizzate e i risultati clinici saranno presentati all'Agenzia europea dei medicinali (Ema) al fine di ottenere un parere regolatorio.
“L'identificazione di un trattamento per la fragilità fisica e per la sua base biologica, cioè la perdita di massa muscolare, è imprescindibile per ritardare o prevenire il suo effetto più temibile: la disabilità motoria – ha detto Roberto Bernabei, direttore del dipartimento di Geriatria, neuroscienze e ortopedia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, nonché responsabile della managing entity di Sprintt –. Attraverso il progetto, l'Europa scommette sulle concrete possibilità della scienza di contrastare la conseguenza principale e più impattante dell'invecchiamento, e di garantire agli anziani più autonomia e una qualità di vita superiore”.
“Il progetto – ha spiegato ancora Bernabei – rappresenta un cambio di paradigma: non cerchiamo di trattare le patologie di anziani già malati; ma puntiamo a prendere in carico, in senso forte, persone fragili, che si avviano alla terza età. Testiamo quindi con loro un approccio multicomponente, che garantisca il mantenimento di un vigore fisico sufficiente a rimanere autonomi e indipendenti il più a lungo possibile”.