L'autismo è “scritto” anche nei vasi sanguigni del cervello che nei pazienti risultano più instabili e meno in grado di assicurare un adeguato apporto di sangue. La scoperta arriva da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della New York University, pubblicato dal Journal of Autism and Developmental Disorders, e fornisce sia una base per la diagnosi precoce sia prospettive per nuove terapie.
I ricercatori hanno analizzato il tessuto cerebrale di persone decedute che avevano avuto una diagnosi di disordine dello spettro autistico, confrontandolo con quello di soggetti sani.
Per rendere il più oggettiva possibile la ricerca i test venivano effettuati in forma anonima, in cui chi lo eseguiva non sapeva a quale categoria appartenesse il campione esaminato. Nel cervello di soggetti autistici sono stati trovati livelli molto alti di due proteine legate all'angiogenesi, cioè al processo di formazione dei vasi. “Questo suggerisce che nel tessuto cerebrale questi vasi sono in continua formazione, in uno stato di flusso costante – affermano gli autori dello studio -. Questo potrebbe implicare un livello significativo di instabilità nell'apporto di sangue”.
Al gruppo di lavoro della New York University ha partecipato anche Maura Boldrini, ricercatrice italiana della Columbia University. “Abbiamo trovato che l'angiogenesi è correlata con una maggiore genesi dei neuroni in altre malattie cerebrali – spiega Boldrini -, quindi c'è la possibilità che un cambiamento nei vasi sanguigni possa riflettersi nella proliferazione o nella maturazione o nella sopravvivenza delle cellule, e nella plasticità cerebrale in generale”.