Si chiama M. ed è un ex tossicodipendente affetto dal virus dell'HIV. Da 20 anni un ictus lo costringe a vivere su una sedia a rotelle. “Ormai è da na vita che sto qua sopra”, scherza. Non ha perso il sorriso M., che a 54 anni ha una storia difficile da raccontare: un matrimonio naufragato a causa della droga, una figlia che non ha visto crescere e che adesso è una donna di 31 anni, “il male del secolo” diagnosticato nel '94 che gli fa crollare il mondo addosso. Si ritrova a combattere la sua battaglia contro l'HIV praticamente da solo, poi nel 2000 l'ospedale Spallanzani e il V Dipartimento del Comune di Roma gli hanno fatto incontrare il servizio di OSA che offre assistenza domiciliare ai malati di AIDS: il primo erogato dalla Cooperativa. M. è un paziente storico, uno degli assistiti di lunga data del servizio: da 15 anni gli operatori di OSA si prendono cura di lui. La sua è una testimonianza autorevole, perché autentica, del lavoro assistenziale portato avanti dai soci lavoratori della Cooperativa.

Lavoratori come Carla, Lucia, Maurizio, Patrizio, che è di nazionalità cilena, ma che M. ha ribattezzato, non senza ironia, “l'Africano”. Con loro ha costruito un legame speciale. È stato così anche per Clotilde, Guglielmo e Cristina, operatori diventati amici in 15 anni di assistenza pressoché quotidiana. “Tra di noi c'è amicizia, scherziamo e ci divertiamo. Il nostro è un bel rapporto, non è quello che si instaura di solito tra operatore e assistito”, racconta.  

 

Leggi l'intero articolo pubblicato sull'ultimo numero di giugno 2015 di OSA News

 

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