Il presidente di Confcooperative Sanità è intervenuto nell’ambito della prestigiosa manifestazione Itaca 20.23 – viaggio tra le idee
“Abbiamo un Paese sfilacciato su un patto che deve mettere insieme giovani e anziani. Perché l’emergenza nazionale è nel lavoro per i ragazzi e nell’assistenza per i nostri anziani. Oggi il PNRR ci dice che bisogna passare da 300mila pazienti curati a domicilio per 12 ore l’anno ad oltre un milione per 20 ore mese. Per fare questo servono più di 100mila operatori. Come Confcooperative Sanità proponiamo la formazione di una figura professionale, l’operatore socio sanitario specializzato, già presente nel nostro ordinamento, che può affiancare i medici e gli infermieri a domicilio, dando dignità nel lavoro ai giovani. Un’assistenza domiciliare sulle cronicità genere un minor ricordo a ospedali e pronto soccorso, una migliore qualità di vita e minori costi. La soluzione è nella formazione di personale qualificato, che abbia una competenza non solo pragmatica ma anche vocazionale. Non serve a niente costruire mattoni, come le Case di Comunità, se prima non creiamo un sistema che riparta dalle case quale primo luogo di cura e che preveda l’integrazione tra servizi sociali e sanitari nell’assistenza”. Lo ha affermato Giuseppe Milanese, presidente di Confcooperative Sanità, intervenuto questo pomeriggio a “Itaca 20.23 – viaggio tra le idee”, importante manifestazione organizzata nella cornice di Palazzo Chigi a Formello (Roma), nel corso del focus dedicato a lavoro e salario minimo che ha visto, tra gli altri relatori, Claudio Durigon, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl con la moderazione del giornalista Rai, Marco Sabene.