Nasce la Rete nazionale dei Consorzi di assistenza primaria (CAP), che mette insieme le realtà consortili già attive in Lazio, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Abruzzo. L'obiettivo è quello di garantire una sanità accessibile, efficiente, vicina, dal volto amico e in grado di erogare in tempi rapidi prestazioni di alta qualità.
I rappresentanti di queste realtà hanno firmato oggi il contratto di rete. Nello specifico hanno sottoscritto il documento: Mario Sanfilippo (presidente CAP Lazio), Gianfranco Visicchio (presidente CAP Puglia), Santo Salvatore Vazzano (presidente CAP Calabria), Giuseppe Iezzi (presidente CAP Abruzzo), Antonio Borea(presidente CAP Campania), Giuseppe Germanà (presidente CAP Sicilia).
Di questa rete, dunque, fanno parte professionisti e cooperative sanitarie in grado di dare soluzioni adeguate ai bisogni di assistenza primaria che oggi non trovano risposta. “Un percorso importante – sottolinea il presidente di FederazioneSanità e di OSA, Giuseppe Milanese – quello che ci ha portato alla firma del contratto nazionale, che ha permesso di conoscere, confrontare e valutare le esperienze che si sono realizzate, i successi ottenuti e le criticità emerse. Di mettere a sistema esperienze e il know how in un patrimonio comune”.
Grazie al contratto stipulato oggi, i consorzi aderenti alla Rete, oltre a erogare i servizi, si configurano anche come interlocutori per la pubblica amministrazione nel percorso verso l’efficientamento dei sistemi e alla loro sostenibilità a livello locale e nazionale. In virtù dell'esperienza maturata dal 2010 a oggi, le realtà che hanno aderito alla Rete, infatti, sono in grado di coniugare le esigenze di mercato con l’orizzonte valoriale delbene comune e delle dinamiche sussidiarie proprie della cooperazione.
Il contratto appena stipulato, inoltre, conferisce veste giuridica e capacità di impresa a un progetto, nato parallelamente alla costituzione della FederazioneSanità Confcooperative, nell’aprile di 4 anni fa, volto alla realizzazione di una filiera che comprendesse i diversi soggetti cooperativi attivi in ambito sanitario (aderenti a Confcooperative). L'obiettivo, come già accennato in precedenza, è dare al cittadino risposte assistenzialiadeguate ai bisogni di assistenza primaria che oggi non trovano risposta.
La Rete nazionale è dunque il traguardo di un percorso a tappe avviato con l’aggregazione in forma cooperativa di diversi professionisti della sanità (cooperative di medici di medicina generale, cooperative di farmacisti, cooperative con centri specialistici, cooperative socio-sanitarie), e proseguito con la nascita consorzi tra queste stesse cooperative.
“La nuova organizzazione – dice Maria Grazia Mediati, presidente della rete nazionale – comporta l’integrazione dei professionisti nelle cooperative e delle cooperative di settore nel soggetto consortile regionale e nella rete nazionale dei consorzi. La Rete offre agli utenti una pluralità di professionisti per garantireelevati livelli qualitativi delle prestazioni rese e al contempo assicura ai soggetti consorziati unasignificativa riduzione dei rischi degli investimenti supportandoli nel confronto concorrenziale. Comprende anche una componente di interazione tra il sistema dell’offerta e quello della domanda pubblica, privata e mutualistica in grado di massimizzare le potenzialità insite nei sistemi che vengono integrati”.
Nel dettaglio, il contratto di rete prevede il coordinamento e la promozione dell’erogazione di servizi e prestazioni da parte della molteplicità di soggetti consorziati attraverso: 1) profili tariffari a basso costo, che rendano accessibile la rete assistenziale con prestazioni di alta qualità, anche all’utenza a basso reddito; 2) servizi di teleconsulto e di telemedicina che consentono la diagnosi specialistica di 2° livello e la gestione informatizzata di tutti i dati sanitari; 3) fornitura di servizi in tempi molto contenuti, non superiori alle 72 ore; 4) raggiungimento di un’effettiva presa in carico socio-sanitaria; 5) abbattimento delle liste di attesa per visite specialistiche ed esami diagnostici e 6) aumento delle attività di prevenzione.