Omid è un uomo di quasi 44 anni di nazionalità iraniana, ha una malattia rara e degenerativa fin dalla nascita e, da qualche anno, è costretto a vivere su una sedia a rotelle. Ha un animo gentile e curioso, ha una forte passione per le lingue e sorride alla vita nonostante un’infanzia difficile e dolorosa. È arrivato in Italia il 25 agosto 2010 con il visto di studio e si è iscritto alla Sapienza al corso triennale di Lingue e culture del mondo moderno. Prima di arrivare alla Casa dello Studente, a dicembre 2010, ha vissuto per alcuni mesi in due diverse case per ferie, superando ostilità e ostacoli. Ora è felice perché si sente finalmente a casa.
«Non ho certezze sul mio passato perché mi è stato raccontato da Alì, l’uomo più bugiardo del mondo, che la gente credeva fosse mio padre. […] Il padre di Alì abitava in un piccolo paese e frequentava parecchie persone. Gli piaceva ricordare che nella vita due cose erano importanti: la ricchezza e le donne. […] Alì aveva tredici anni quando morì suo padre e cominciò fin da subito a mettere in pratica i suoi insegnamenti. […] Dopo il matrimonio la sua vita non cambiò, anzi il suo malcostume e la sua scelleratezza coinvolsero anche me, mio fratello, mia sorella e sua moglie, o meglio dire mia madre».
Omid si racconta attraverso una favola che ha intitolato ‘Un amico coraggioso’. Immagina che Ahmad, suo alter ego, si trovi sull’isola di Ponza insieme ad un gruppo di persone a cui, durante un picnic, parla del suo paese d’origine, della sua famiglia, della sua disabilità, degli anni passati in orfanotrofio insieme al fratello, dell’arrivo in Italia e della sua nuova vita alla Casa dello Studente.
L’ho incontrato lo scorso 20 aprile a Via Cesare de Lollis insieme a Stefano Milanese, responsabile del servizio LazioDiSU per ascoltare la sua storia, esempio di coraggio e determinazione: “Nel mio paese, in Iran, la vita è difficile, io non posso cambiare la mentalità delle persone. Non ho mai conosciuto mia madre che, per cambiare la sua vita, decise di divorziare da mio padre e di abbandonare i suoi tre figli. Mio padre è stato cattivo con me. Lui ha distrutto la mia vita. L’ho perso un mesetto fa per un tumore al fegato e non ho nessun rapporto con i miei due fratelli. Mia sorella, nonostante fosse infermiera, si vergognava di me a causa della mia disabilità. Siamo stati tutti carenti di affetto, di amore e sono ferite difficili da rimarginare. Mi sono rialzato sempre. Mi sono iscritto all’università e mi sono laureato in Filosofia nel mio paese e qui ho iniziato a imparare l’inglese, lo spagnolo e poco dopo anche l’italiano”.
Infatti Omid, il ragazzo dagli occhi vivaci, ha saputo reagire alla malattia, alle discriminazioni, alla povertà, all’indifferenza, ai maltrattamenti, ai tradimenti delle persone che pensava care, dando di nuovo fiducia al prossimo. Per questo motivo per lui l’amicizia è sacra. “C’è un proverbio inglese che dice ‘A friend in need is a friend indeed’, cioè ‘Un amico si vede nel momento del bisogno’. È vero, l’ho provato sulla mia pelle. Sono stato tradito da persone che ritenevo amici, ho ricevuto tante delusione. E quindi oggi sono molto attento prima di definire una persona mia amica. La vita qui in Italia, la mia esperienza alla Casa dello Studente e all’università mi hanno fatto conoscere meglio, più intimamente me stesso, i miei difetti e riconosco le mie difficoltà a relazionarmi soprattutto con il gentil sesso. Oggi sono più socievole, mi conoscono tutti qui intorno. Se dovessi uscire dalla Casa dello Studente perderei una parte della mia vita… ma magari arriverà l’amore visto che sono ancora single”.
Leggi l'articolo integrale sul numero 2-2016 di OSA News