Colpisce circa 22 milioni di donne europee eppure l’osteoporosi, la ‘ladra silenziosa’ delle ossa, è una patologia ancora sconosciuta e sottovalutata perché compare in maniera asintomatica per poi manifestarsi in fase già avanzata, spesso, con una frattura.

Obiettivo della Giornata mondiale dell’Osteoporosi è quello di promuovere una maggiore consapevolezza della popolazione femminile su questa patologia, affiancando all’informazione sui corretti stili di vita (attitudine al fumo, mancanza di attività fisica e alimentazione scorretta) anche quella relativa ai fattori di rischio, primi tra tutti la predisposizione genetica e la familiarità.

Fondamentale il ruolo della SIOMMMS, la Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro, da sempre in prima linea anche attraverso la campagna “Stop alle Fratture”, prima e unica iniziativa nazionale di sensibilizzazione sulle fratture da fragilità ossea, tra le conseguenze dell’osteoporosi nella sua forma più grave.

«Sull’osteoporosi – conferma il Prof. Giancarlo Isaia, Direttore della Struttura di Geriatria e Malattie Metaboliche dell’Osso all’Ospedale Molinette di Torino e Presidente della SIOMMMS – manca ancora un’informazione scientifica, opportunamente decodificata e resa fruibile per la popolazione e trasmessa dalla classe medica cui spetta il compito di invitare le donne a non sottovalutare, ad esempio, persistenti dolori ossei che possono essere sintomo di fratture da fragilità ossea, la cui incidenza è molto più comune di quanto si pensi».

«La familiarità di fratture da fragilità ossea interessa 1 donna italiana su 3 – continua Giancarlo Isaia – per cui risulta essere un importante segnale per possibili pazienti ad alto rischio. Altri fattori di rischio importanti, ma spesso sottovalutati, sono la menopausa precoce, l’eccessiva magrezza, il fumo e l’abuso di alcol. Solo con la sensibilizzazione della classe medica, dal medico di famiglia a tutti gli specialisti coinvolti nella gestione della patologia osteoporotica, potremo garantire la corretta ed esaustiva informazione alle pazienti».

Stando alle ultime stime, si calcola che nei prossimi 40 anni, in assenza di percorsi diagnostici e terapeutici mirati per la popolazione a rischio, anche in Italia si assisterà al raddoppiare dell’incidenza delle fratture da fragilità ossea. «E questo soprattutto perché, nel nostro Paese, questa patologia non viene gestita in modo appropriato – precisa il Prof. Isaia – soprattutto relativamente al trattamento che è assai inferiore alle aspettative e non coerente con le Linee Guida Internazionali».

Dai 50 anni di età, per ogni donna è fondamentale conoscere il proprio rischio frattura. Sul sito www.stopallefratture.it è disponibile il Defra Test online, test di autodiagnosi per valutare il rischio personale di fratturarsi nei successivi 10 anni (basso, medio, elevato, molto elevato).

A seconda del risultato ottenuto, verranno indicate, per tutte, raccomandazioni e consigli su come prevenire eventuali fratture da fragilità.

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