I primi due incontri alle paralimpiadi diSochi 2014, contro Stati Uniti e i padroni di casa della Russia, non erano andati bene. Due sonore sconfitte che rischiavano di far tornare a casa i ragazzi dellanazionale italiana di hockey su slittinoa mani completamente vuote. Con la Corea del Sud però è stata tutta un’altra storia, un match tiratissimo che ha visto gli azzurri vincere per 2 a 1, grazie anche alla rete in apertura di Andrea Macrì, atleta torinese classe 1991, rimasto paralizzato alle gambe nel 2008 dal crollo del tetto della scuola “Darwin” di Rivoli.

In seguito a quell’incidente Andrea viene portato d’urgenza al Cto di Torino, dove viene operato e, dopo due giorni di coma farmacologico, gli viene diagnosticata unaparaplegia incompleta da trauma vertebrale. È qui che Andrea trova nuovi stimoli e una nuova forza, quando grazie alla sport terapia vede, nella schermaprima e nell’hockey su slittino poi, una potente spinta di vita. Una spinta che lo ho portato a guadagnare titoli europei e piazzamenti importanti nelle massime competizioni mondiali. Andrea è infatti uno dei pochi paratleti a gareggiare sia alle olimpiadi invernali che a quelle estive. Un percorso impressionante, se si pensa che l’oro agli europei di Svezia avviene a soli due anni dal crollo del “Darwin”, mentre il quarto posto alle olimpiadi di Londra solamente 4 anni dopo l’operazione.

Nonostante il dolore che ha causato quella tragedia, Andrea si ritiene fortunato e non scorda mai Vito Scafidi, il suo compagno di banco che nel crollo della scuola ha perso la vita. “Ogni volta che ottengo qualcosa nello sport” ha dichiarato Macrì lo scorso ottobre, quando l’Italia ha ottenuto la qualificazione ai giochi di Sochi 2014, “il mio primo pensiero è per Vito. È l’unico modo per ricordarlo nella maniera giusta”. Dopo Londra 2012, anche a Sochi 2014 Macrì ha potuto constatare con i suoi occhi quante siano nel mondo le storie di persone che, magari proprio attraverso lo sport, riescono a trovare l’energia per affrontare una grande sofferenza esuperare i propri limiti. Un messaggio di grande speranza per tutti quelli che si trovano in una condizione dove tutto, apparentemente, sembra impossibile.

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