Gran parte dell’attività della Cooperativa OSA non si esaurisce con l’erogazione di un servizio. Proprio per la sua natura ogni intervento di assistenza e cura alla persona ha una ricaduta che va ben oltre la sfera diretta dell’assistito e la singola prestazione effettuata. Spesso alcuni fattori esterni di natura ambientale o relativi, ad esempio, al benessere psico-fisico del paziente oppure relativi al rapporto empatico tra assistente e assistito condizionano in modo rilevante gli esiti della cura e costituiscono perciò un valore importante nella qualità dei servizi sanitari erogati.
Definire questi fattori e misurarne l’oggettiva incidenza sull’operatività per migliorare la qualità del servizio è stato l’oggetto di una ricerca-intervento di cui si è fatta promotrice OSA e che ha impegnato operatori e Direzione Sanitaria a partire da ottobre 2015.
Si è partiti dalla costatazione che numerosi pazienti anziani raggiunti dall’Assistenza Domiciliare OSA lamentavano solitudine e smarrimento ed erano bisognosi dunque di azioni di supporto, conforto e compagnia. I nostri professionisti frequentemente avevano segnalato alla Direzione Sanitaria che non si trattava di casi isolati e quindi si è valutato che questo target potesse essere oggetto di una ricerca più strutturata.
Con l’obiettivo quindi di produrre un miglioramento immediato nella vita degli anziani verso cui il progetto era rivolto attraverso diverse forme di supporto sociale oltre all’assistenza sanitaria che offre OSA, si è proceduto ad organizzare l’intervento su diverse fasi: un preliminare contatto telefonico ripetuto nel tempo (ascolto attivo, informazione) e un successivo consolidamento della rete sociale tramite azioni di volontariato parrocchiale ragionato per i casi più bisognosi.
Come primo step del progetto di ricerca-intervento sono stati contattati 100 pazienti segnalati dai nostri operatori domiciliari; il campione si è successivamente stabilizzato su 25 unità. Per questi pazienti è stato pianificato un ciclo di 12 contatti telefonici nell’arco di 3 mesi attraverso cicli di 1 chiamata settimanale. In questo arco temporale sono stati effettuati 201 contatti con una media di circa 8 contatti per paziente, impiegando più di 37 ore di conversazione.
L’intervento è stato caratterizzato da un ascolto attivo, attento, fatto di pazienza e interesse sincero per quello che veniva raccontato, senza proporre domande che prevedevano risposte. Spesso testimonianze di reale solitudine e isolamento, di nostalgia per il passato e ricerca di senso per il presente ci hanno consentito di focalizzare la successiva fase di raccolta quantitativa dei dati costruendo diversi indicatori in relazione ad aspetti che abbiamo ritenuto influenzassero positivamente la qualità della vita degli anziani del nostro target di intervento.
Le informazioni raccolte hanno contribuito alla creazione di profili di pazienti che, per la scarsa qualità della rete sociale e il povero impiego del tempo libero, assieme ad altre informazioni clinico-assistenziali, potevano avere più bisogno di ulteriori azioni di supporto.
Si è inoltre definito di rilevare il grado di umore (all’inizio di ogni contatto telefonico e alla fine) per valutare come l’intervento di sostegno influisse positivamente andando a lenire in particolar modo quegli aspetti critici quali la solitudine, la nostalgia, la tristezza, il senso di smarrimento che erano emersi nella fase preliminare della ricerca.
L’analisi dei dati quantitativa è stata condotta attraverso l’utilizzo del software SPSS-Statistical Package for Social Science 18. I dati hanno evidenziano un miglioramento dell’umore nei pazienti al termine del contatto: complessivamente in quasi il 70% dei casi i nostri anziani hanno tratto beneficio dall’intervento telefonico testimoniando un miglioramento (1 scatto) nel tono dell’umore (da basso a medio, o da medio ad alto) contro il 30% per i quali non si è registrata nessuna variazione dell’umore in seguito al contatto. C’è da sottolineare come nel 21% dei casi, il livello di miglioramento abbia registrato anche 2 scatti di variazione positiva (passando da basso a alto).
È possibile affermare che la relazione empatica stabilita con i pazienti abbia avuto un riscontro terapeutico positivo in particolare per quelli più soli e bisognosi di raccontare le proprie esperienze di vita passata e presente e abbia contribuito a lenire quei sentimenti di solitudine, nostalgia per il passato e tristezza diffusa che caratterizzano la condizione dell’anziano senza un forte social networking.
I dati raccolti hanno infine permesso di costruire schede personalizzate di anziani che racchiudevano diverse informazioni e caratteristiche (ad es.: la patologia prevalente, il tipo di assistenza con OSA, il livello di cognitività e mobilità, la rete sociale, il caregivers principale, i bisogni rilevati come più urgenti). Questo materiale è stato reso disponibile al centro della Pastorale Sanitaria della Diocesi di Roma con l’obiettivo di organizzare l’intervento di solidarietà per i casi individuati, attraverso l’intervento dei volontari delle parrocchie.
(Contributo integrale estratto dal Bilancio Sociale 2015, pag. 78)