Lorenzo Genovese è un giovane ragazzo siciliano, nato a Buscemi meno di trenta anni fa. Affetto da una grave forma di distrofia muscolare che lo ha costretto sin da piccolo su una sedia a rotelle, Lorenzo non si è mai lasciato abbattere nello spirito e, giorno dopo giorno negli ultimi sette anni, è riuscito nell’impresa di scrivere un libro.

U latru di ficupali” (“Il ladro di fichi d’india”) è il titolo dell’opera che, indipendentemente dal suo valore letterario, è un capolavoro di costanza e tenacia. Lorenzo lo ha realizzato grazie ai movimenti del suo mento, colti da una telecamera collegata a un computer munito di tastiera virtuale. La scelta del dialetto viene dall’esigenza di raccogliere tutte quelle storie della sua terra che genitori, nonni e zii avevano sempre tramandato in forma orale. Racconti di una Sicilia che non c’è più e che, grazie all’impegno di Lorenzo, non rischieranno di perdersi.

Lorenzo si esprime attraverso una cannula respiratoria e chi lo conosce lo descrive come ironico e poco incline a compatirsi. Lo dimostrano quei trenta minuti che ogni giorno, con fatica e persistenza, ha dedicato a scrivere quattro righe che dopo sette anni sono diventati il libro che ora, finalmente, ha visto la luce. Proprio per volontà dell’autore, l'opera è stata pubblicata con tanto di traduzione in italiano a fronte, affinché possa avere la maggiore diffusione possibile. A cominciare dalla Città del Vaticano, dove Papa Francesco ha ricevuto una copia con una dedica dello stesso Lorenzo.

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