“Ministro Lorenzin, visto che lei è pronta a scommettere con noi per creare un sistema che ponga al centro la persona e la sua salute, noi siamo disponibili a costituire un gruppo di lavoro presso il Ministero della Salute nel giro di due, tre mesi per sviluppare una proposta che possa diventare anche una legge nazionale”.
La proposta è stata lanciata da Giuseppe Milanese, presidente di FederazioneSanità e della Cooperativa OSA, al ministro della Salute Beatrice Lorenzin che l'ha subito accolta con entusiasmo definendosi una persona “concreta, che alle idee ama far seguire sempre le azioni, il fare”.
Il tema al centro dell'incontro è ‘Cooperazione: welfare in progress’ organizzato da Confcooperative ieri pomeriggio (31 marzo 2016) presso la Sala Aldo Moro di Palazzo Monte Citorio a Roma.
“Sulla possibilità di garantire un'assistenza domiciliare ai malati sono pronta a fare la battaglia più grande”, dichiara la Lorenzin. Serve “un sistema che permetta di creare una rete attorno alla persona per garantire che il paziente che esce dall’ospedale non sia per strada. Agli assistiti va garantita la continuità assistenziale attraverso le strutture intermedie per arrivare poi all'assistenza a domicilio”. Come? “Dobbiamo trovare insieme dei parametri e innanzitutto creare un fondo sul sociale che sia vincolato al suo utilizzo”. La “sfida da vincere” è quella della “cronicità”. Per il ministro “non basta il sistema sanitario, non basta la ricerca. Ci vuole una continuità di cure anche fuori dall’ospedale che garantiscano una riabilitazione efficace e opportuna”. L’ospedale “continua ad assorbire tutto sul territorio, ma questo ha costi insostenibili e produce molti disservizi”. Il livello domiciliare in Italia è “ridicolo”, ammette. “Dobbiamo assolutamente trovare un modo affinché sociale e sanitario si parlino per evitare che chi è malato lo sia due volte perché escluso dalle cure. Sono inaccettabili le disparità di trattamento e di accesso alle cure stesse”.
Le parole del ministro sono state precedute dall'intervento di Milanese che, dopo aver analizzato alcuni dati che evidenziano le criticità dell'attuale sistema, si fa portavoce, insieme al presidente di Federsolidarietà Giuseppe Guerini, della proposta elaborata da Confcooperative.
“Per noi il sistema sanitario non ha un problema di risorse, ma di frammentazione del sistema – afferma Milanese – Il livello della domanda è cresciuto, il 38% dei pazienti ha una patologia cronica, il nostro sistema spende meno degli altri paesi e ormai abbiamo 3 posti letto ogni mille abitanti”. Insomma, “occorre una fase nuova perché ormai i cittadini stanno rinunciando alle cure. Bisogna passare dagli interessi degli erogatori a quelli dei cittadini”. In Italia “abbiamo creato una legione di badanti e non è stata costruita l’assistenza domiciliare fuori dagli ospedali. Qui c’è un deserto dove investono le multinazionali ma così c’è il rischio che ai propri bisogni i cittadini possano rispondere solo a seconda del proprio portafogli”. La proposta di Milanese, condivisa da tutta la confederazione, è quella di “mettersi insieme e cominciare a ragionare su un sistema dove soggetti terzi, con una sussidiarietà non drogata, abbiano il compito di offrire servizi a chi ne ha bisogno e lo Stato abbia il compito di programmare e controllare. Noi siamo pronti ma servono regole certe e una regia comune”.
Obiettivo di Confcooperative è quello di “costruire un sistema di assistenza extra ospedaliera che parta ‘dal basso’ insieme a farmacisti, alla medicina generale e alle cooperative socio sanitarie un sistema di assistenza che possa portare risposte ai bisogni dei cittadini. Il welfare è qualcosa di essenziale in un paese in cui gli anziani e gli ultrasessantacinquenni – prosegue Milanese – sono un quinto della popolazione e diventeranno un terzo”.
Il presidente di Federsolidarietà, Giuseppe Guerini, sottolinea, inoltre, l'importanza di “costruire un welfare pubblico, integrativo e mutualistico. Nessuno di questi tre modelli da solo è in grado di reggere la domanda. Dall'unione di questi tre pilastri è invece possibile costruire un welfare più forte che diventi un sistema di investimento”.
La ricetta di Confcooperative è quella di avviare una rivoluzione a costo zero così come emerso dalle parole del presidente di Confcooperative Maurizio Gardini che propone di potenziare l'offerta socio sanitaria sul territorio riorganizzando il sistema di welfare e di assistenza primaria “spostando “l'1% delle risorse della sanità al sociale, offrendo sul territorio una rete di servizi poliambulatoriali o a domicilio che decongestionino gli ospedali e siano all'altezza dell'esigenza dei cittadini”.
La Lorenzin ribatte, invece, che “sanità e assistenza sono due cose diverse e per questo servono due fondi distinti, vincolati e impostati con un modello uguale. Senza spostare nulla. Sarebbe troppo facile. Insomma dobbiamo costruire un DRG (Diagnosis Related Groups) dell'assistenza”. Il ministro della Salute ha inoltre ricordato che non solo “abbiamo davanti la sfida della cronicità ma serve anche un investimento sulla genitorialità. Questa sarà la sorpresa che vi annuncerò in occasione della vostra assemblea il prossimo 4 e 5 maggio a cui parteciperò per presentare la mia proposta sulla famiglia che ho intenzione di inserire nella legge di stabilità”.
Gli altri interventi. Al convegno hanno partecipato in qualità di relatori: Maria Grazia Mediati, presidente Rete Nazionale CAP, e Stefano Granata, presidente Consorzio Nazionale CGM e di Welfare Italia, che hanno presentato la rete welfare di Confcooperative formata da CAP Italia, CEF, Welfare Italia, Idee in Rete, Familydea e Cooperazione Salute; Raffaello Vignali, segretario Ufficio di Presidenza Camera dei Deputati; Silvana Riccio, Autorità di Gestione e Programma Nazionale Servizi di cura all'infanzia e agli anziani non autosufficienti del Ministero dell'Interno.
I lavori sono stati moderati dal conduttore TG5 Giuseppe De Filippo.