È il 2005 quando Adrianna lascia per la prima volta la Polonia, il suo paese natale. Lo fa per venire in Italia e avere la possibilità di lavorare, per riuscire a mettere in pratica quello che ha imparato diventando infermiera. Non si tratta solo di trovare un nuovo impiego più appagante dal punto di vista economico, ma di riuscire a esprimere qualcosa che è dentro di lei ma che scoprirà solo dopo il suo arrivo in Italia: il piacere di dedicarsi ai propri assistiti

. In Polonia il lavoro di Adrianna si svolgeva in sala operatoria, dove ricopriva il ruolo di infermiera ferristadal 1996. Si tratta di un lavoro importante, di grande responsabilità, essendo di supporto ai chirurghi durante le operazioni. “In questo contesto, però, visto che il paziente è anestetizzato – spiega Adrianna a Osa News -, manca il contatto umano e non è possibile confrontarsi per comprendere meglio i bisogni della persona che ha bisogno di aiuto”.

Una volta arrivata nel nostro paese Adrianna si cala in una dimensione professionale e umana del tutto nuova. Frequenta un corso di italiano e viene assunta come badante per seguire una signora non autosufficiente. Nel frattempo conosce anche un uomo italiano che presto diventerà suo marito. Qualche mese dopo comincia a lavorare presso una casa di cura dove capisce quanto sia importante, per chi si occupa di assistere malati e invalidi, avere un carattere particolarmente sensibile. “Le persone con cui ho lavorato sono spesso molto malate, costrette a letto e in condizioni psicologiche compromesse – dice -. Sapersi adattare alle loro esigenze è una dote importantissima”

Nel gennaio del 2010, infine, viene selezionata per entrare a far parte della squadra della Cooperativa Osa, iniziando a occuparsi di assistenza domiciliare. “Da quando ho cominciato a confrontarmi con gli assistiti di Osa –  racconta Adrianna ho capito una cosa molto importante: il modo con cui ci si pone nei confronti del lavoro è di cruciale importanza. Quello che spetta a noi infermieri è un compito che non può essere eseguito in maniera meccanica. Per riuscire ad aiutare davvero le persone, è fondamentale essere flessibili, soprattuttomentalmente”.

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