Con una lunga lettera d’auguri indirizzata ai soci di OSA, il presidente Giuseppe Milanese fa un bilancio del 2022 e traccia l’orizzonte della cooperativa per il 2023

Cari soci,

non è un gesto rituale farvi gli auguri alla fine di un anno tanto particolare.

Il mondo intero – e dunque l’Italia, e dunque noi stessi – ha vissuto drammatici mesi di transizione: di cui ancora non conosciamo l’esito. A ruota, la pandemia, poi la guerra e quindi la crisi economica che inevitabilmente ne è conseguita. Sembrano prevalere egoismi e paure, sentimenti che contrastano profondamente con ciò che cerchiamo di costruire ogni giorno.

Il metodo cooperativo che, semplificando, è un modo diverso di stare insieme nel lavoro unendo forze e talenti, appare quasi inattuale.

Tutto, anche la vita quotidiana, sembra essere condizionato dalla veemenza del capitale, quasi che i fattori finanziari possano dettare legge in ogni ambito.

Il Pil, gli indici di redditività hanno occupato, tramite i media, ogni dimensione umana.

Nel 2022 la nostra cooperativa si è misurata con questo stato di cose e ha attraversato acque burrascose.

Abbiamo dovuto fare i conti con spese crescenti:

  • l’acquisto dei mezzi di protezione per i nostri assistenti e per i nostri assistiti, 50mila persone da proteggere ogni giorno;
  • i costi del personale, che sono aumentati a causa delle assenze per malattia e per i modelli che abbiamo introdotto (un esempio su tutti: la «bolla di salute», usata nelle nostre residenze per proteggere le persone più fragili, per cui i nostri soci lavoratori sono rimasti per settimane insieme agli assistiti senza tornare nelle proprie case: un pensiero grato a chi ha dimostrato tanta passione e altrettanta dedizione);
  • e da ultimo anche il peso del rincaro energetico.

Insomma, una tempesta perfetta che ci ha portato, dopo l’ultima crisi da noi attraversata nel 1997, a dover assumere decisioni dolorose, adottando negli ultimi mesi dell’anno il contratto di solidarietà per i soci della struttura centrale, determinazione che ha comportato la decurtazione degli stipendi, con un peso maggiore per coloro che fra noi hanno la responsabilità di dirigere e coordinare.

Anche per rispettare il sacrificio economico di alcuni di noi abbiamo preferito ridurre al massimo le spese nel periodo natalizio e come segno condiviso da tutti non ci siamo scambiati il consueto panettone di Natale.

Oltre ad azioni di riduzione dei costi abbiamo intrapreso azioni straordinarie che, insieme a sacrifici ordinari, ci porteranno al più presto fuori da questa complicata congiuntura.

Abbiamo agito in fretta e anche quest’anno si chiuderà, comunque, con risultati economici positivi, che ci proiettano nell’anno che sta per dischiudersi con rinnovata fiducia. Il peggio, spero, è oramai alle nostre spalle.

Ma quale futuro?

La nostra cooperativa ha consolidato il proprio lavoro nell’assistenza domiciliare, anche in virtù delle regole sull’accreditamento da noi fortemente sollecitate. Siamo leader, per numero di assistenti e assistiti, in questo settore cruciale nel quale siamo nati e intendiamo crescere ancora, insieme alle persone nelle loro case.

Abbiamo finalmente dato una casa a tutti i nostri assistiti nel cosiddetto “ex Articolo 26”, trasferendo i nostri centri diurni in un luogo, in via Santorre di Santarosa 70, accogliente e finalmente adatto alle esigenze dei nostri ragazzi. Iniziammo nel 2006 una battaglia difficile per loro ed oggi possiamo affermare che è stata vinta.

Anche qui abbiamo dovuto affrontare oneri per la ristrutturazione e per la doppia locazione transitoria che nel 2023 non avremo più.

E siamo cresciuti nelle attività sociali dove molti di noi sperimentano, ogni giorno, cosa vuol dire la mutualità, trasferendo benessere e aiuto, da Roma a Frosinone e Latina.

Ma sarebbe troppo lungo descrivere tutto quello che fate, da Bergamo a Palermo, e il nostro bilancio sociale, che spero utilizziate in tutte le sedi, ben descrive il lavoro di ogni giorno.

Per questa forza e per questa storia abbiamo superato le difficoltà e oggi vedo una grande e nuova possibilità: il PNRR parla di noi e del nostro lavoro. Forse non inquadra perfettamente le declinazioni operative, ma senza dubbio l’assistenza primaria assume una centralità fin qui inedita, anche per il gran reclamare di interi segmenti sociali del Paese. E noi siamo lì, da sempre. Abbiamo un’organizzazione territoriale diffusa e importante. Ripeto: da Bergamo a Palermo. E, pur con le difficoltà che ci sono note, se sapremo intercettare e poi interpretare segni e cambiamenti di ogni settore in cui dovremo misurarci, avremo ancora molta strada da fare.

Accadrà se adopereremo appieno i nostri talenti, con la prudenza di alcuni e l’audacia di altri, tutti fondamentali. Sempre di più in forza dell’autenticità del metodo cooperativo, che per me significa riscoprire e contestualizzare il campo di valori e contenuti da cui partimmo, per attingervi ogni volta che sarà necessario, come ad una fonte di energia senza cui sarebbe difficile progredire. Noi resteremo qui, sul versante della cooperazione, e lo faremo sempre insieme e per la gente. Non speculeremo mai sui bisogni, non ci arricchiremo ai danni di chi è più debole, staremo sempre dalla stessa parte, quella indicata dalla nostra storia.

E che meraviglia avere una storia e poterla raccontare. Ecco, dobbiamo recuperare il coraggio e il vigore che da quella storia derivano. Con gratitudine profonda, il mio augurio è di continuare nell’anno che si apre a scrivere pagine di cooperazione, in una storia fatta di tanti volti che ci chiedono aiuto e a cui dobbiamo dare risposte.

Un abbraccio a tutti, e buon 2023.

Giuseppe Maria Milanese

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