L'11 febbraio si celebra la XXIII Giornata mondiale del malato. La ricorrenza è stata istituita da Giovanni Paolo II nel 1993, in ricordo della prima apparizione della Madonna di Lourdes. Come di consueto Papa Francesco ha mandato un messaggio a tutte le persone che soffrono e a tutti coloro che – come gli operatori socio sanitari, gli infermieri e i medici – lavorano ogni giorno per dare una risposta alle necessità di assistenza e cura. La lettera del Pontefice, quest'anno, prende spunto da un’espressione del Libro di Giobbe: “Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo” (29,15) proprio per sottolineare l’importanza dell’aiuto che il personale sanitario può portare ai malati.
Il tema del messaggio di Papa Francesco è centrato sulla “sapientia cordis”, la sapienza del cuore. Una dote che il Pontefice fa discendere direttamente da Dio e non derivante dall’apprendimento. “Essa piuttosto – ha scritto il Pontefice –, come la descrive San Giacomo nella sua Lettera, è ‘pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera’ (3,17). È dunque un atteggiamento infuso dallo Spirito Santo nella mente e nel cuore di chi sa aprirsi alla sofferenza dei fratelli e riconosce in essi l’immagine di Dio”.
L’aiuto ai sofferenti, secondo Papa Francesco, è esso stesso una testimonianza di Fede genuina. “Le persone – si legge in un altro passo della lettera – stanno vicino ai malati che hanno bisogno di un’assistenza continua, di un aiuto per lavarsi, per vestirsi, per nutrirsi. Questo servizio, specialmente quando si prolunga nel tempo, può diventare faticoso e pesante. È relativamente facile servire per qualche giorno, ma è difficile accudire una persona per mesi o addirittura per anni, anche quando essa non è più in grado di ringraziare. In quei momenti si può contare in modo particolare sulla vicinanza del Signore, e si è anche di speciale sostegno alla missione della Chiesa”.