Sono circa 300, uomini e donne con storie e culture diverse. Sono nati in Paesi lontani: in Africa, Sud America, Asia, nell'Europa orientale. Sono i soci non italiani di OSA, i “nuovi italiani”, l'anima multiculturale della Cooperativa. In Italia hanno trovato lavoro, all'interno della grande famiglia di OSA hanno trovato una casa in cui tutti si sentono accolti. Nelle case degli assistiti, invece, gli operatori stranieri, comunitari ed extracomunitari, portano, ogni giorno, la loro professionalità e il loro bagaglio culturale frutto di vite ed esperienze totalmente differenti. La multietnicità rappresenta un valore inestimabile per OSA che ormai da anni è diventata un luogo di sicura integrazione.
Alcuni sono arrivati nel nostro Paese con la speranza di un futuro migliore. Felix, ad esempio, è sbarcato in Italia dalla Costa d'Avorio per studiare ingegneria elettronica, ma ha cambiato presto i suoi piani. Nel 1998, dopo un corso infermieri alla Regione Lazio, approda in OSA. Dopo 15 anni di lavoro, oggi è un infermiere coordinatore della Asl Roma D, un ruolo chiave per fare da traid d'union tra amministrazione, operatori e pazienti.
Altri come Laura, in OSA dal 1999, hanno visto crescere la Cooperativa fino ad arrivare alla realtà di oggi. “All'inizio eravamo pochi infermieri – racconta – poi il numero di assistiti è cresciuto moltissimo e così OSA ha reclutato altri operatori. Siamo stati tra i primi ad occuparci delle persone affette da Sla e ora copriamo tutta l'assistenza dell'area critica”.
Assistere a casa o nelle strutture le persone che ne hanno bisogno, stabilire con loro un rapporto empatico e di fiducia. A volte, è più semplice per chi proviene da paesi dove i valori della pazienza e dell'assistenza sono ancora più radicati rispetto all'Italia. Altre volte, invece, è necessario combattere la diffidenza di chi si ha di fronte. Olga è arrivata nel Belpaese nel 1991 dal Perù, una volta terminati gli studi. È ad OSA dal 2001 e lavora come fisioterapista e terapista della neuropsichiatria infantile. Come molti dei suoi colleghi, anche lei ha dovuto fare i conti con qualche pregiudizio. E in questo difficile compito, OSA non l'ha mai fatta sentire sola. “È vero che si supera tutto con la pazienza e la professionalità – sottolinea – ma è importantissimo anche il supporto della Cooperativa. OSA non mi ha mai fatto sentire sola nelle situazioni difficili”.