“È nato come un lavoretto pomeridiano ma è diventato il filo conduttore della mia vita. Oggi sono ancora qui e seguo il settore gare. È il mio lavoro e OSA è la mia gente”. Inizia così il racconto di Alessandra Leoni, sposata, due figli, la casa, il mutuo e l’appartenenza alla Cooperativa dal lontano ’93.
“Facevo l’università, OSA era un gruppo di ragazzi, giovani medici, con una visione, un progetto che proprio allora stava prendendo forma. Cominciavano ad assumere anche se part-time. Insomma, la Cooperativa cresceva. All'epoca la sede era in uno stabile a Casal Bertone. Uno di loro mi chiese se volevo lavorare come segretaria per coprire il pomeriggio: quattro ore al giorno per 700 mila lire al mese. L’offerta aveva dei vantaggi indiscutibili. Mi permetteva di lavorare e proseguire gli studi e infatti mi sono laureata. Inoltre, i soldi non erano così pochi rispetto all'impegno richiesto. Non ci pensai due volte e presi al volo l’occasione. Accettai con convinzione ed entusiasmo e la storia iniziò. Oggi so di non aver sbagliato”.
Ma non è stato tutto e sempre rose e fiori. Ci sono stati momenti bui. “Soprattutto i primi tempi – continua Alessandra – la Cooperativa non riusciva sempre a garantire gli stipendi con puntualità. Anche allora, anzi molto più di oggi, gli Enti locali pagavano con ritardi indicibili e noi lavoravamo soprattutto con loro perché OSA aveva vinto la gara per fornire assistenza domiciliare ai malati di AIDS, il dramma vero dei primi anni ‘90. Il lavoro veniva svolto con grande professionalità ma i pagamenti non erano altrettanto precisi e le banche non erano troppo disposte ad anticipazioni continue a fronte di una riscossione totalmente incerta”.
Leggi l'intero articolo pubblicato sull'ultimo numero di giugno 2015 di OSA News