L'Aquila non dimentica, perché è impossibile dimenticare. Il 6 aprile 2009, alle ore 3.32, il capoluogo abruzzese e i paesi vicini furono sconvolti da uno spaventoso terremoto, costato la vita a 309 persone. Una tragedia immane che è rimasta scolpita nella memoria e nei cuori degli aquilani e di tutti gli italiani. A sette anni dal sisma, di cui oggi ricorre l'anniversario, vogliamo rileggere e far rileggere il racconto dei soci OSA di quei giorni immediatamente successivi al dramma del terremoto, pubblicato sull'edizione 2012 del Bilancio Sociale della Cooperativa. È la testimonianza di quei giorni terribili, ma anche di come si possa, tutti insieme, trovare il coraggio di rialzarsi e ricominciare. Il coraggio di “ricostruire – come si legge nel testo – nonostante le catastrofi provocate dalla forza della natura, grazie alla forza e alla coesione di chi lavora con passione all’interno di OSA”.

 

Quello che troverete di seguito è un estratto del testo. La versione integrale è scaricabile in versione pdf cliccando qui.

 

Quella notte, interminabile e purtroppo indimenticabile, tutto ciò che avevamo costruito sul territorio sembrò perduto per sempre. All’indomani della scossa, gli unici sentimenti percepibili erano smarrimento, dolore, preoccupazione, insomma quel centrifugato di sensazioni negative che non possono che nuocere all’animo umano. La prima preoccupazione fu quella di verificare lo stato di salute di tutti gli operatori, delle loro famiglie e di tutti coloro che, per un motivo o per un altro, avevamo incrociato nella nostra avventura aquilana; la grande solidarietà proveniente dai soci della Cooperativa si realizzò, nel breve volgere di pochi giorni, in aiuti concreti (cibo, indumenti) che furono consegnati ad una settimana dal sisma alla protezione civile, che nel contempo aveva iniziato l’organizzazione dei campi per gli sfollati. Accanto al sentimento di dolore per le vittime, si accompagnava una ritrovata serenità nell’apprendere che tutti gli operatori stavano bene (…). Rimaneva forte la volontà di tornare al lavoro. Eh si, il lavoro… ai danni provocati dal sisma rischiava di sommarsi la beffa del lavoro, che svaniva per evidenti circostanze. Fu quello il momento più importante perché forti della volontà dei soci aquilani, prendemmo il coraggio per ricostruire un servizio. Il nostro ufficio non mostrava lesioni gravi, ma fu dichiarato inagibile, così come gli uffici della ASL. Per ripartire serviva un punto di riferimento e così fu compiuto il primo passo, il noleggio di un camper che venne adibito a Centrale Operativa dell'ADI. In poco tempo il camper, divenne punto di riferimento per tutti i nostri operatori e per la ASL, desiderosa quanto noi di non far cessare il servizio. Quel che mancava all’appello, nella diaspora della popolazione tra campi e alberghi della costa, erano gli assistiti. La Cooperativa si impegnò nel garantire gli stipendi a tutti i suoi operatori e fu costituito un fondo per mantenere i medesimi livelli retributivi in un momento in cui i soci de L’Aquila erano impossibilitati a lavorare. Era necessario comunque uno sforzo per utilizzare ogni minuto per cercare di ricostruire e reinventare un servizio “domiciliare” in una situazione in cui di domicili non ve ne erano più. Gli operatori, muniti di elenchi nominativi, furono tutti impegnati in attività di ricerca, presso i domicili e rifugi ancora agibili, dei pazienti assistiti prima del sisma. Pian piano, nei giorni e nelle settimane seguenti, cominciò a ricostituirsi il nostro bacino di assistiti; questo ci consentì di presentarci alla Asl che condivise l’opportunità di dar seguito al ripristino dei servizi anche in quella situazione anomala. Da quel momento l’attività cominciò a crescere di nuovo, prima nelle tendopoli, poi nelle case provvisorie e nei villaggi. Oggi, a L’Aquila, la Cooperativa OSA ha riportato standard assistenziali elevati, operando con il massimo dell’impegno e della professionalità, al fine di ristabilire una situazione di normalità, come prima che la tragedia del terremoto del 2009 incombesse”.

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