In tanti hanno scritto mail e messaggi per ringraziare la Cooperativa a conclusione di un rapporto lavorativo e umano durato oltre 20 anni nei reparti dell’Umberto I di Roma
“OSA per me è stata un’altra famiglia. 20 anni di lavoro, di tutto, di rispetto non si cancellano così”. “Mi dispiace tanto, tanto, tantissimo. Il legame che c’era tra di noi, come OSA e come lavoratori, era bellissimo”. E ancora: “OSA rimarrà incancellabile nel mio cuore, quello che la Cooperativa mi ha dato e ha fatto per me, in tutti questi anni dal 2008 ad oggi, nessun altro lo poteva fare”. Sono tanti, tantissimi. Sui social, su WhatsApp, via mail. Audio e messaggi, parole e voce. Perché, tutti scrivono, dicono, “messaggiano” che oltre 20 anni di vita non si cancellano con un tratto di penna, con un appalto che finisce. Quello che assicurava personale ausiliario e infermieristico di OSA nel Policlinico Umberto I di Roma è terminato il 1° aprile scorso, interrompendo una storia iniziata nel 1999 e proseguita fino agli inizi di questo mese, superando spesso mille difficoltà. Tanti di quei professionisti che con OSA, nella trincea dell’ospedale più grande d’Europa, hanno lavorato per oltre 20 anni, hanno voluto inviare alla Cooperativa, al presidente Milanese e al responsabile della commessa, Renzo Pilozzi, le parole che leggete in ordine sparso in questo articolo.
È una testimonianza vivida dell’essere Cooperativa, di una vita non solo lavorativa vissuta fianco a fianco. Anche di quanto OSA ha fatto per questi lavoratori, garantendo loro sempre, a prescindere da tutto, diritti e retribuzione. Così c’è chi scrive: “il giorno in cui avevo firmato il licenziamento con OSA mi è venuto un forte dolore al cuore, stavo per piangere. Per questo sono andata via di corsa. Alla fine ringrazio tutti”. Grazie è la parola che ricorre, è il fil rouge che unisce tutti i messaggi. “Grazie di tutto, 23 anni di OSA è una vita. Vi voglio bene”. “Grazie di tutto, sono onorata di aver fatto parte di voi. Siete e starete sempre nel mio cuore. Spero che il nostro cammino lavorativo si rincontri”.
“A volte 1000 parole non bastano per esprimere quello che si prova. Grazie mille”. “Grazie per la disponibilità e per avermi dato la possibilità di crescere sia a livello lavorativo che come uomo. Che sia un arrivederci e non un addio”. “Grazie per l’opportunità che mi avete offerto lavorando per voi e con voi per quasi 3 anni. Spero di essere stato all’altezza di indossare questa divisa con questo nome. Sono onorato di aver fatto parte di OSA. Un abbraccio, Marco”.
Dietro alle parole, ci sono anche le emozioni per quello che è stato. Carlo, le sue, le ha messe in rima. “Ho OSAto piangere/E di questo chiedo scusa/Se nel mio pianto si è celato/Sul mio viso un brivido di accenno di sorriso/Se pur le lacrime hanno scavato/Nel profondo del mio Cuore../I 18 anni in OSA vissuti con Amore”. Ylenia, in una lunga lettera, scrive: “Oggi è il mio ultimo giorno nella nostra Cooperativa, quella che mi ha permesso di crescere come infermiera e come persona. Oggi chiuderò l’armadietto per poi aprirne un altro altrove ma tutte le persone che ho avuto la fortuna di incontrare in questi anni restano indelebili”. OSA è stata la casa di ognuno di questi soci che, in 20 anni, una vita praticamente, hanno garantito la loro professionalità nei reparti del Policlinico. “Ne abbiamo passate tante ma camminiamo tutti a testa alta”, scrive Alessandro. “Se un giorno OSA avesse bisogno di ausiliari…. io ci sono!”, dice Luca e Andrea ricorda come “Dal 2008 ad oggi mi ha fatto un immenso piacere di dare il massimo per OSA”.
Questa è una storia triste da raccontare, ma in fondo è una storia vera che merita di essere ricordata. “Perché è la gente che fa la storia”. E quella di questi uomini e di queste donne non può essere cancellata.