A San Nicandro, in provincia di Foggia, opera ormai da anni una équipe di lavoro della Cooperativa specializzata nella riabilitazione degli utenti psichiatrici. Numeroso è il ventaglio di progetti riabilitativi svolti all’interno della CRAP San Cristofaro di San Nicandro Garganico, ognuno con uno specifico obiettivo. Tre, in particolare, sono coordinate da Marialaura Rispoli e Barbara Cappelletti. Ce ne parla il coordinatore Giuseppe Ferrandino.
Cosa significa lavorare con gli ospiti della Comunità Riabilitativa Assistenziale Psichiatrica di San Nicandro?
Lavorare con pazienti psichiatrici implica lavorare con molte sconfitte che sembrano annullare i traguardi raggiunti, in quanto è difficile che un paziente si riprenda del tutto dalla malattia mentale. Vuol dire anche lavorare con molte piccole grandi vittorie che mi ricordano, nonostante l’ambito delicato, quanto sia meraviglioso e importante il mio lavoro, perché anche un minimo miglioramento nel comportamento degli assistiti può dare soddisfazioni. Ogni operatore all’interno della struttura dà il massimo per gli ospiti e la CRAP San Cristoforo è davvero una bella realtà sia nel rapporto di lavoro tra colleghi che tra operatori e ospiti.
In cosa consiste il progetto ‘Artè’?
Il progetto Artè ha come scopo la realizzazione di oggetti in stile shabby chic per stimolare la manualità fine e grossolana; aumentare il senso di autoefficacia, l’autostima degli ospiti e il senso del gruppo e dello stare insieme. Gli ospiti sono molto soddisfatti e partecipano in maniera attiva al laboratorio. Sono felici di poter uscire fuori dalla struttura e mettere in mostra i propri manufatti all’interno delle manifestazioni cui partecipiamo. Uscire dalla comunità ed essere coinvolti attivamente nella partecipazione a eventi locali è per i disabili psichici un’occasione di riscatto e d’integrazione, un modo per lottare contro quel pregiudizio che spesso allontana da chi è stato meno fortunato.
Il secondo progetto si chiama ‘Social Skills Training’, giusto?
Sì, è un trattamento finalizzato al potenziamento di specifiche abilità socio-emotive che risultano deficitarie o carenti in persone affette da patologie psichiatriche. Questo tipo di intervento si svolge tipicamente in un contesto di gruppo e mira all’apprendimento di abilità utili alla gestione della relazione con gli altri, ad affrontare problemi che si hanno nella vita quotidiana.
E poi c’è ‘Fatti bella per te’, una tua invenzione…
Si tratta di un progetto nuovo che ideato da Marialaura. Il titolo prende il nome dall’omonima canzone di Paola Turci e nasce dall’esigenza di benessere che una persona prova nel sentirsi bene con il proprio corpo e piacersi. Questo progetto è dedicato alla cura di sé, attraverso tematiche legate al corpo, alla bellezza e all’immagine che si trasmette agli altri. Il nostro obiettivo è quello di far star bene una persona anche dal punto di vista fisico-estetico. Ognuno deve prendere consapevolezza del proprio corpo e della propria bellezza. Concretamente, valuteremo il tipo di pelle di ogni ospite e sperimenteremo delle maschere per il viso con prodotti naturali. Lo scopo è quello di migliorare il loro aspetto e aumentare la loro autostima, in quanto di solito la persona affetta da malattia mentale tenda a chiudersi in se stessa e a trascurare il proprio aspetto. Il laboratorio aiuta la persona a tirare fuori il meglio di sé e a volersi bene nonostante la malattia. Gli obiettivi sono accettare il proprio corpo; benessere psico-fisico; partecipazione e cooperazione tra gli ospiti; aumentare l’autostima.
Come rispondono gli ospiti a questa nuova iniziativa?
Gli ospiti sono entusiasti di questo nuovo progetto e partecipano in maniera attiva. Rispondono in maniera positiva sia nella preparazione delle maschere che prepariamo con prodotti naturali come il limone, il miele d’api, lo yogurt e il cacao e sia nell’applicazione di essa e nei risultati che notano sulla loro pelle. Dopo questo trattamento il progetto prevede anche il trucco. Gli ospiti donne vengono truccate per vedersi più belle. I risultati sono stati buoni in quanto si vede sui loro volti che sono contente e che si guardano allo specchio con un altro occhio, magari un po’ più sicure di loro stesse.