Mio padre Roberto, operatore sanitario da oltre dieci anni, iniziò a manifestare dolori al corpo e temperatura alta. Il 9 Marzo la condizione di salute e peggiorò, il respiro diventò sempre più affannoso, la febbre si impennò, la speranza che quel virus non fosse arrivato fino a lui iniziò a svanire. I sanitari arrivarono e lo portarono via, una bombola d’ossigeno e una barella sono gli elementi che mi rimasero più impressi. Il16 Marzo mia madre Luz, operatrice sanitaria presso un centro disabili, manifestò gli stessi sintomi: febbre, tosse persistente fino alla mancanza di respiro, il monitoraggio dell’ossigeno nel sangue iniziò a presentare uno dei minimi livelli tollerabili senza l’aiuto di un ventilatore. La sirena dell’ambulanza fulminò il mio cuore per la seconda volta, tutti gli sforzi di mantenerla stabile erano vani, capii che non avevo alcuna possibilità di aiutarla, aveva bisogno di respirare”. Inizia così il racconto di Grazia Lara, 24 anni da Bergamo. Una testimonianza dal fronte del Covid, nei giorni più duri della pandemia, rilasciata in prima persona sulle pagine dell'edizione speciale di 50MILA VOLTI, il Magazine OSA distribuito in occasione delle Assemblee dei soci dello scorso settembre e dedicato all'impegno della Cooperativa nella lotta al virus.

 

I medici confermano la positività dei genitori di Grazia Lara al Covid-19, entrambi finiscono attaccati ad un casco “che li riempiva di ossigeno”. La madre riesce ad evitare la fase critica, suo padre Roberto no. “Smise di scrivermi, non rispose più ai messaggi e i dottori erano talmente sovraccarichi di lavoro che non ebbi più sue notizie. Arrivò la chiamata. Il cuore iniziò a battere forte, le lacrime scesero e la paura si fece sempre più grande. Mi dissero che il virus aveva attaccato i polmoni di mio padre, dovevano intubarlo, sedarlo e praticargli una tracheotomia per farlo sopravvivere”, spiega ancora Grazia Lara.

 

Suo padre viene trasferito in diversi ospedali e reparti, alterna miglioramenti e ricadute. Alla fine quando sembrava non si potesse fare nulla avviene un piccolo grande miracolo: si risveglia e viene trasferito al Winter Garden Hotel di Grassobbio, il primo Covid Hotel italiano dove, nei mesi più duri della pandemia, la Cooperativa, insieme ad altre realtà del territorio, ha garantito una quarantena protetta ad oltre 200 pazienti non ancora negativizzati. In quell'ambiente protetto, assistito dai professionisti OSA h24, il papà di Grazia Lara torna alla vita. “Mio padre si risvegliò, i dottori non seppero spiegare il suo miglioramento improvviso. Venne trasferito al Winter Garden Hotel per concludere la sua convalescenza, la sua ripresa e recupero. Il peggio era passato. I miei genitori mi avevano insegnato un amore vero, un amore che li aveva sostenuti sin da quando avevano lasciato la loro famiglia in Perù. Volevo avere la stessa forza, volevo credere che quell’amore potesse nuovamente presentarsi nei loro cuori, che mio padre lo potesse sentire nonostante non fosse cosciente, in qualunque luogo si trovasse. Per combattere, per rivederci. Così fu, e quell’amore lo devo a Dio”.

 

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