Una protesi della mano capace di sentire forma e consistenza degli oggetti. Si tratta di un arto artificiale sperimentale che è stato impiantato per la prima volta in Italia. Il paziente è un 36enne danese. Dennis, questo il suo nome, dopo otto ore di intervento per creare le sinapsi artificiali tra le fibre nervose del suo braccio e quelle di questo innovativo strumento, ha potuto utilizzare con successo LifeHand2 (così si chiama il prototipo).
La “mano bionica” ubbidisce al suo pensiero come mai altra protesi artificiale prima; dialoga con il suo cervello facendogli percepire le caratteristiche dell’oggettoche maneggia, consentendogli di manipolarlo con la giusta forza.
Come detto, il delicatissimo intervento è stato eseguito in Italia presso il Policlinico Agostino Gemelli di Roma. A realizzarlo è stato neurochirurgo Eduardo Marcos Fernandez.
La sperimentazione che ha reso possibile il nuovo passo verso l’impianto definitivo di mani bioniche è frutto di un progetto che vede l’Italia in prima linea. Ci hanno lavorato medici e bioingegneri dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli e dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’Istituto San Raffaele di Roma. Fanno parte del gruppo di ricerca anche l’Ecole Polytechnique Federale di Losanna e l’Istituto Imtek dell’università di Friburgo.
Nello specifico, il collegamento tra sistema nervoso e la protesi è stato realizzato tramite quattro elettrodi intraneurali, poco più grandi di un capello, impiantati nei nervi del braccio. Gli elettrodi sono stati sviluppati da un’equipe che ha lavorato in Germania.
Invece, il gruppo di lavoro coordinato da Silvestro Micera, di cui facevano parte i ricercatori dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e quelli dell’Ecole Polytecnhique Federale di Losanna, ha sviluppato gli algoritmi capaci di trasformare in linguaggio comprensibile al cervello le informazioni provenienti dalla mano artificiale.