A Valmontone, nel quarto appuntamento della campagna d’ascolto interna avviato dalla Cooperativa, una mattinata ricca di storie e testimonianze con gli operatori e i coordinatori
L’umanità come misura dell’assistenza. È il senso comune che unisce i coordinatori e gli operatori della Divisione Sociale oggi insieme a Valmontone per raccontarsi, conoscersi e farsi conoscere nella quarta puntata di OSA Connect, la campagna d’ascolto interna avviata dalla Cooperativa. “Una finestra di ascolto e di scambio, dove voi siete i protagonisti” per dirla con le parole di Luca Milanese, event manager di OSA a cui è affidata l’organizzazione e l’introduzione di questa giornata così densa di storie e di persone. La Divisione Sociale è un sogno nato nel 2008, come ricorda il responsabile Marcello Carbonaro. “Abbiamo iniziato con i primi pazienti del servizio dell’Hiv sociale. Non è stato facile, perché negli anni abbiamo dovuto superare tanti ostacoli e trovare il coraggio di andare avanti. Oggi abbiamo 450 lavoratori che si occupano di 2.900 persone e, nell’ultimo anno, abbiamo prodotto 458mila ore di servizio ed effettuato oltre 250mila accessi”. “Vi devo ringraziare – soggiunge rivolgendosi agli operatori – perché nel periodo del Covid avete gettato il cuore oltre l’ostacolo e ci avete messo l’anima più del solito per fare in modo che si continuasse a garantire l’assistenza. Il futuro siete voi che vivete sul territorio ogni giorno. È vero, è stato un sogno che si è avverato grazie a voi”.
Quindi la lunga narrazione che intreccia servizi, testimonianze, volti, esperienze diverse tra loro eppure accomunate da uno straordinario patrimonio di umanità. Dal servizio di assistenza domiciliare ai pazienti con Hiv, all’Adi Sociale nel distretto della Roma 6 attraversando la ricchissima rete dei servizi presenti nei comuni di Frosinone e Latina (assistenza domiciliare, centri diurni per disabili, centri sociali per anziani, case famiglia e di supporto a donne vittime di violenza), passando per la Casa di Riposo Villa del Melograno di Frascati e il centro polivalente di Ponza, ultime realtà attive in ordine di tempo.
“Lavoro nel servizio di Hiv Sociale dal 1991” ricorda l’operatore Carlo Turco, il primo a parlare insieme all’assistente sociale Eugenia Fanelli, “da quando cioè Angela, una delle nostre pazienti, mi ringraziò per averle dato la mano in un’epoca in cui l’Aids faceva paura e queste persone avevano il doppio stigma di malato e di tossicodipendente e c’era chi aveva paura persino a toccarle. I primi assistiti come lei o come Michela avevano il problema di sopravvivere, oggi che i nuovi farmaci permettono di contrastare il decorso della malattia il problema è diventato come vivere. Per me questo servizio è stata una grande palestra di vita, perché ascoltando le storie, gli errori e anche i consigli che arrivano ogni giorno dai pazienti ricevo un insegnamento continuo. Abbiamo avuto familiarità con la morte e questo ci ha fatto apprezzare sempre di più la vita”. Quindi microfono a Laura Lolli, psicologa e coordinatrice del servizio di Adi sociale attivo nel territorio dei Castelli Romani e destinato ad anziani, disabili, minori e nuclei familiari a rischio. Insieme all’OSS ed educatore Valerio Barletta racconta cosa significhi entrare in casa delle persone.
“Non è facile riassumerlo in poche parole, posso dire che qualche giorno fa mi è capitato di fare una sostituzione in casa del signor Antonio, sono stato solo un’ora con lui eppure è come se avessi vissuto un pezzo della sua vita, perché ogniqualvolta i nostri utenti ci fanno entrare nelle loro case ci danno accesso anche alle loro esistenze”. La coordinatrice Annamaria Corbelli, l’assistente sociale Desiré Potenziani e l’operatore Enrico leggono invece la lettere di Antoine, assistito dei servizi Saisa e Saish che assicurano autonomia e integrazione sociale agli anziani e alle persone con disabilità in alcuni municipi del Comune di Roma. “Mi reputo fortunato ad avervi conosciuto”, scrive Antoine nella missiva in cui ringrazia OSA per avergli organizzato la festa di compleanno, “perché la famiglia che mi è mancata per tutta la vita me l’ha data la Cooperativa”. Il servizio, nato nel 2014 in accreditamento in alcuni municipi romani e partito senza pazienti, oggi assicura, grazie a 41 operatori, un importante supporto a 180 assistiti. Un sostegno per vivere e condividere “momenti felici ed emozionanti insieme ai nostri assistiti, una cosa che ci gratifica e ci sprona a fare sempre meglio”, sottolinea Desiré.
E ancora: ecco Samantha Tintisona illustrare le peculiarità del Punto Unico d’Accesso del Distretto Lt/1, attivo nei comuni di Aprilia, Cisterna di Latina, Cori e Roccamassima, che “accoglie i cittadini, li orienta rispetto all’offerta socio-sanitaria sul territorio, cerca di ridurre il disagio e di creare una rete territoriale per aiutare i soggetti con fragilità”. Da Aprilia a Latina, dove OSA dal 2017 gestisce 3 centri diurni per disabili e due centri per minori, eroga l’assistenza domiciliare e assicura il servizio di integrazione scolastica. “Una rete molto articolata che conta 230 persone e si prende cura di 721 assistiti”, afferma Pino Taddeo, psicologo tra i primissimi soci della Cooperativa “che abbiamo pensato di mettere in connessione creando un gruppo di coordinamento che si riunisce settimanalmente con l’obiettivo costante di monitorare e visionare tutta la rete. Ci teniamo molto a condividere le esperienze e a socializzare, a vivere il territorio”.
È il caso, ad esempio, dei tre centri diurni “Le Tamerici”, “Salvatore Minenna” e “Casal delle Palme” coordinati rispettivamente da Rosaria Donatiello, Ilaria Tagliavia e Luisa Iandolo. Tre sedi, un solo centro. “OSA ha avviato un grande processo di cambiamento e di crescita, anche culturale, che ha riguardato la condivisione tra le diverse realtà ed esperienze”, spiegano alternandosi al microfono, “in questi anni abbiamo realizzato molti progetti di cittadinanza attiva, coinvolgendo gli utenti ma anche investendo e lavorando sul personale”. “La chiave è la relazione. Siamo un gruppo diverso ma mettiamo insieme le idee grazie al confronto, nel pieno rispetto dei ruoli. Se un progetto funziona è perché c’è un gruppo che ci crede”, sottolinea Alessia Lisena, educatrice di Casal delle Palme, chiamata sul palco insieme ai colleghi delle altre due strutture, Sharon Lazzaro e Marcello (che con una battuta dice di sentirsi “come Gasperino er Carbonaro quanno se sveja nel letto del Marchese” e ammette: “Grazie a OSA vado a lavorare con il sorriso”). E ancora: Samantha racconta le emozioni dei bimbi dei centri minori, il rapporto con le famiglie, l’intreccio tra culture diverse, l’impegno quotidiano degli operatori. Quasi 100 sono quelli dell’Integrazione Scolastica che sostiene il percorso di 336 studenti ed è coordinato dall’assistente sociale Immacolata Di Giovannantonio. “Lavorare all’interno dell’istituzione scolastica è difficile, per questo devo ringraziare tutti i professionisti che operano nel servizio e che spesso si ritrovano a sostenere un peso che non è solo quello dell’intervento su alunni con spettro autistico o con disturbi emozionali e comportamentali, acuiti dalla pandemia”. Anna Pelosi, coordinatrice del SAD disabili di Latina, ricorda invece quanto è importante “creare un progetto personale per l’utente e individuare l’operatore adatto”.
Ecco Giusy Puccio che racconta il mondo di Villa del Melograno, la Casa di riposo che OSA gestisce dal 2020 a Frascati. “Quando parliamo con le famiglie dei nostri ospiti mi piace dire sempre che siamo un laboratorio di idee, un insieme di persone che hanno tanti progetti affinché i nostri assistiti siano davvero al centro della struttura e possano vivere una nuova vita. Villa del Melograno, per me, rappresenta una finestra sulla Divisione Sociale, dove io sono da pochissimo, ma dove ho trovato uno spirito di condivisione che rappresenta l’essenza di una cooperativa sociale”. Poi parla Graziella, OSS, da oltre 10 anni al Melograno: “È riduttivo parlare di lavoro, quella nella Villa è un’esperienza più coinvolgente. Il futuro dei nostri anziani è oggi e bisogna colmarlo con la cura e l’ascolto”.
A concludere questo viaggio nella Divisione Sociale sono i professionisti che lavorano per la Cooperativa nel territorio di Frosinone . “Il sociale fa un po’ tutto e questo da un lato può apparire un limite e invece ci arricchisce tanto”, dichiara Anna Caterina Fabrizi, coordinatrice del Centro Sociale Integrato. “Siamo 186 operatori: sembra un numero piccolo ma in realtà io dico che sono le persone a creare la Cooperativa”. Anna Pintore, in OSA dal 2009 prima come operatrice nei centri sociali anziani e poi nell’Adi, racconta non senza emozione il piacere di portare il sorriso nelle case. “Contribuisco a rendere le ore che passo con gli utenti piacevoli e dopo tanti anni vado a lavoro contenta di portare allegria alle persone”. Non ha bisogno di presentazioni Paola Di Dario, assistente sociale da 31 anni nella Cooperativa, dai “tempi del garage”. “Ho iniziato dal servizio Hiv e una parte del mio cuore è rimasta lì. Nel 2009 ho iniziato a Frosinone e oggi mi trovo come coordinatrice nel distretto sociale B di 23 comuni. La mia aspirazione è quella di portare il modello di OSA qualitativamente omogeneo in tutti questi comuni che hanno una sensibilità ai servizi sociali diversa”.
Dopo oltre 3 ore di confronto, storie e racconti, video e immagini, emozioni e parole, tocca al presidente Giuseppe Milanese tirare le fila di una mattinata particolarmente ricca. Di vita e di umanità. “Vi ho ascoltato per 3 ore e mezzo e lo avrei fatto ancora. Abbiamo fatto tanta strada da quel garage di Tor Vergata. Vado via con un sentimento di responsabilità in più per le vite che custodiamo e per questo, mi piace usare anche un’espressione forte: siete una macchina di carità. OSA è una realtà che è di tutti e la nostra grandezza è fatta dai tanti ‘uno’ che si sono messi insieme partendo dalle periferie esistenziali. Oggi qui è trapelata, da ciascuno di voi, una passione per l’umano. Siamo grandi in termini di numeri perché ci sono grandi uomini e grandi donne che lavorano ogni giorno, si guardano negli occhi, ascoltano e si prendono cura delle persone. Anche oggi abbiamo scambiato la cosa più preziosa che abbiamo: le emozioni che derivano da quello che facciamo. Vi ringrazio con tutto il cuore”. Lo stesso cuore che in OSA batte da Bergamo a Palermo, ogni giorno da più di 30 anni.