Il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità è stato ospite della trasmissione condotta da Andrea Pancani su La 7
Un sistema sanitario da ripensare, da rendere fruibile per rispondere ai bisogni dei cittadini. È l’analisi lungimirante che il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, ha fatto questa mattina nel corso della trasmissione “Coffee Break” condotta da Andrea Pancani su La7. Partendo dallo stato dell’arte della campagna vaccinale sul territorio, Milanese ha ricordato come in Italia ci sia “un esercito sparso sul territorio a cui mancano fucili e cartucce, quindi innanzitutto devono arrivare i vaccini. A questo esercito noi come Confcooperative Sanità abbiamo dato la disponibilità ad arruolarci, ma bisogna farlo in modo ordinato. Il Sistema Sanitario deve immaginare un nuovo paradigma. Se avessimo pensato ad una regione dove il sistema funzionava prima del Covid avremmo indicato la Lombardia. Oggi invece abbiamo visto che non è così. Bisogna rendere il SSN fruibile dai cittadini, farlo diventare capillare sul territorio. Noi siamo quell’esercito di persone che, con le cooperative farmaceutiche, di medici di medicina generale e sociosanitarie nell’assistenza domiciliare integrata, può arrivare nelle case delle persone”.
Per il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità “Il SSN deve mantenere i principi su cui lo abbiamo creato nel 1978, però deve svilupparsi sul territorio in termini di assistenza primaria. Pensiamo se la farmacia dei servizi fosse collegata alla Medicina Generale e tutto questo fosse unito anche con chi fa assistenza a domicilio: ecco che avremmo un Sistema Sanitario, oltre il Covid, in grado di dare ai cittadini le risposte che meritano. Se non si organizza l’assistenza primaria sul territorio avremo sempre problemi, perché l’ospedale non basta più. passato il Covid, rimarranno infatti 24 milioni di italiani con cronicità e 2 milioni e 900 con problemi di non autosufficienza. Noi ci candidiamo e ci arruoliamo, non per smania di protagonismo, ma perché ogni giorno siamo accanto a 7 milioni di italiani”.
In merito all’Assistenza Domiciliare Integrata “la speranza è che questo Covid aiuti a far partire questa Cenerentola del SSN che è fondamentale. Oggi su 570mila positivi, attualmente 540mila sono in isolamento domiciliare. Alcune cooperative stanno assistendo e anche vaccinando a casa i pazienti. L’Adi in Italia è ancora ai minimi termini. Abbiamo circa 300mila persone assistite (pari al 2.8%) con 12 ore annue di assistenza e dobbiamo arrivare a 900mila-1 milione per 20 ore mese. È una rivoluzione a cui servono risorse finanziarie e risorse umane. Noi non avremo mai i 100mila assistenti che servono, ma possiamo, come si sta discutendo al Senato con una legge specifica, incentivare la figura dell’Operatore Socio Sanitario Specializzato che potrebbe rappresentare il trait d’union tra l’infermiere, il medico e la famiglia, con un tirocinio che può fare anche a livello regionale, e che potrebbe contribuire a creare anche 30mila posti di lavoro”.