Il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità interviene sulle pagine di Panorama della Sanità. “La tragedia della pandemia deve segnare un prima e un dopo nella linea della Storia anche per una nuova assunzione di responsabilità di legislatori e operatori della salute: in alternativa si perderebbe credibilità agli occhi di anziani, bambini, fragili”
Con il PNRR “è in arrivo una marea di risorse” che rischiano di “disperdersi una raggiera di rivoli a causa della nostra frammentarietà strutturale”. Per questo diventa “impellente una legge di riforma del SSN che non ne snaturi la matrice universalistica, principio imprescindibile, e mobiliti e raccordi tutte le forze sane utili ad affrontare le emergenze nazionali di cronicità e non autosufficienze”. Lo scrive sul nuovo numero di luglio di Panorama della Sanità, Giuseppe Milanese.
Secondo il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità “i significativi progressi consumati nella legge di Bilancio con il Comma 406, nel lavoro della Commissione presieduta da Monsignor Paglia e nella stesura del PNRR restituiscono un nuovo vigore, aprendo allo scenario di un Pianeta Salute finalmente adeguato ai tempi e alle esigenze dei cittadini utenti. Le luci del Piano preparato dal Governo Draghi sono tuttavia venate da ombre che è necessario dissolvere a stretto giro. Due considerazioni su tutte: il previsto considerevole incremento di risorse destinate alle cure domiciliari va pianificato e incanalato a dovere, per non rischiare di lasciare scoperte da assistenza larghe fasce di popolazione in stato di necessità. Desta inoltre perplessità l’annunciata proliferazione di strutture pubbliche (case e ospedali di comunità) ormai antistoriche, perché superate dalla teoria e dalla prassi dell’assistenza nelle più efficienti sanità occidentali”.
“La tragedia della pandemia”, conclude Milanese, “deve segnare un prima e un dopo nella linea della Storia anche per una nuova assunzione di responsabilità di legislatori e operatori della salute: in alternativa si perderebbe credibilità agli occhi di anziani, bambini, fragili. E per quella non ci sarebbe rimedio né riparo”.
Di seguito l’articolo completo pubblicato su Panorama della Sanità di luglio 2021
ARRIVANO I DOLLARI
“Arrivano i dollari!”, titolava una vecchia, ormai vecchissima commedia (cast eccezionale: Alberto Sordi, Nino Taranto, Mario Riva), che speculava sui turpi vizi di cinque nipoti voraci, destinatari immeritevoli dell’eredità di uno zio d’America.
Arrivano gli euro anche per gli italiani, «eredi» del lascito e della programmazione del PNRR, e bisognerà dimostrare di esserne degni, lungimiranti, accorti. Fuori dalla triangolazione di questi criteri – che sono anche e forse soprattutto valori politici – si rischierà una serie di errori difficilmente compensabili e plausibilmente rovinosi.
A me non garba indossare i panni della Cassandra e quindi non intervengo per preannunciare scenari di sventure. Sono tuttavia abituato a considerare l’esperienza come tesoro, quando positiva, o come precedente negativo, appunto per evitarne la reiterazione. E, proprio per fare i conti della serva, l’Italia, fatte salve le debite differenze, praticamente ogni volta che ha potuto misurarsi con ingenti quantità di finanziamenti, non ha dimostrato le spiccate qualità delle massaie. Semplicemente, non ha investito dove necessario (o nella misura in cui lo era) e ha sperperato senza senno, dilapidando con il denaro anche preziose e spesso irripetibili opportunità di investimento.
Oggi siamo a un dipresso da un’occasione forse senza precedenti. È in arrivo – letteralmente – una marea di risorse, e questo, ça va sans dire, è un bene. È un bene, e dunque un valore utile a compensare una filiera di necessità anche impellenti, ma un bene, nel contesto sbagliato, può ribaltarsi e diventare, paradossalmente, una iattura. Ragioniamo insieme almeno rispetto a due versanti, solo apparentemente disomogenei: il regionalismo e il Sistema Sanitario Nazionale. Entrambi, peraltro strettamente connessi tra loro, configurano una frammentazione dell’assetto del Paese. Da un lato 20 autonomie legislative e amministrative in cui il decentramento previsto dalla Carta è stato rinforzato dal Titolo V; dall’altro 20 format della salute pubblica, troppo spesso declinati in scioltezza ai sublivelli provinciali. Non ho competenze da analista e però la vicenda Covid, e con ciò intendo il modo e l’efficacia di fronteggiare l’aggressione della pandemia nello Stivale, mi sembra sufficientemente didascalica. I protocolli, le direttive, le procedure, i comitati, gli esperti, gli stop-and-go, le previsioni, le smentite, quanti saranno stati, complessivamente, nell’Italia dei campanili? Soltanto 20? O mille e ancora cento, per dirla con Catullo? E questa proliferazione di attività e disposizioni ha contribuito a migliorare o peggiorare la cura e l’assistenza per i bisognosi?
Di pari passo, dando per scontata la risposta, io temo che quella marea di risorse possa disperdersi in una raggiera di rivoli proprio a causa della nostra frammentarietà strutturale. Così si rende impellente una legge di riforma del SSN che non ne snaturi la matrice universalistica, principio imprescindibile, e mobiliti e raccordi tutte le forze sane utili ad affrontare le emergenze nazionali di cronicità e non autosufficienze.
Non è casuale che Confcooperative Sanità abbia negli scorsi mesi moltiplicato il proprio impegno in direzione di un dialogo fattivo e costante con le Istituzioni democratiche e la classe politica più sensibile a certe tematiche: è una determinazione ben precisa che si innesta nel solco di una lunga tradizione sussidiaria, svolta al servizio della comunità nazionale, che ha dimostrato una encomiabile efficacia nei frangenti più drammatici dello scorso anno. Abbiamo proposto ai nostri qualificati interlocutori di incrementare, a fronte di inequivocabili dati documentali, i volumi dell’offerta di servizi sociosanitari che, per l’Assistenza Domiciliare Integrata e le Residenze Sanitarie Assistite si assestano, e questo è un elemento storicizzato, a livelli assai bassi. Ciò sarebbe necessario ma insufficiente se tuttavia non si procedesse ad una qualificazione di quei servizi in termini di una più avanzata soglia di cura, codificata da protocolli univoci per il territorio nazionale. La cooperazione, non ci stancheremo di ripeterlo, è pronta a fare la propria parte in un sistema così (ri)configurato, soprattutto motivata dal grande fermento profilatosi in questi mesi.
I significativi progressi consumati nella legge di Bilancio con il Comma 406, nel lavoro della Commissione presieduta da Monsignor Paglia e nella stesura del PNRR restituiscono un nuovo vigore, aprendo allo scenario di un Pianeta Salute finalmente adeguato ai tempi e alle esigenze dei cittadini utenti. Le luci del Piano preparato dal Governo Draghi sono tuttavia venate da ombre che è necessario dissolvere a stretto giro.
Due considerazioni su tutte: il previsto considerevole incremento di risorse destinate alle cure domiciliari va pianificato e incanalato a dovere, per non rischiare di lasciare scoperte da assistenza larghe fasce di popolazione in stato di necessità. Desta inoltre perplessità l’annunciata proliferazione di strutture pubbliche (case e ospedali di comunità) ormai antistoriche, perché superate dalla teoria e dalla prassi dell’assistenza nelle più efficienti sanità occidentali.
La tragedia della pandemia deve segnare un prima e un dopo nella linea della Storia anche per una nuova assunzione di responsabilità di legislatori e operatori della salute: in alternativa si perderebbe credibilità agli occhi di anziani, bambini, fragili. E per quella non ci sarebbe rimedio né riparo.
Giuseppe Maria Milanese