Il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità è intervenuto al webinar di Italia Viva “Vaccini e mondo del lavoro: quali prospettive?”
Dare risposte chiare alle persone, mettere in sicurezza le fasce più fragili della popolazione, accelerando sulla campagna di immunizzazione in Italia, nelle case e nelle aziende. La cooperazione sociosanitaria c’è e può dare una mano al Paese, ma bisogna uscire dalla logica “medievale” dei campanili e garantire regole certe ed omogenee su tutto il territorio. Perché 24 milioni di persone con cronicità e quasi 3 con problemi di non autosufficienza hanno bisogno di una sanità che funzioni in maniera uniforme in ogni parte d’Italia. Giuseppe Milanese, presidente di OSA e di Confcooperative Sanità, ha portato la vision, le proposte e il know how della cooperazione sociosanitaria nel confronto digitale organizzato da Italia Viva e intitolato “Vaccini e mondo del lavoro: quali prospettive?”.
VAXSì. “Sono un infettivologo e sono uno dei fautori dell’obbligo vaccinale”, ha detto Milanese in avvio di collegamento. “Noi ci stiamo perdendo in un triangolo delle Bermuda costituito da tre angoli: la salute, la libertà e l’economia. Qui ognuno tira al proprio angolo e invece bisogna trovare un baricentro importante tra questi, diciamo così, diritti e doveri che abbiamo. In questo caso non ho dubbi: l’accezione più corretta è quella di un obbligo vaccinale da parte di personale che ha a che fare con persone fragili. Se andiamo a vedere i numeri, il 61% dei decessi che purtroppo registriamo ogni giorno è tra gli over 80, il 24% ha dai 70 ai 79 anni, perché l’Italia è un Paese con 24 milioni di persone che combattono con la cronicità e non parlo solo di anziani perché il 7% sono bambini che sono affetti da diabete. Quindi tutti quelli che hanno a che fare con queste fragilità hanno l’obbligo di garantire la sicurezza delle persone”.
REGIA UNICA, REGOLE CHIARE E RETI. “Noi siamo favorevolissimi alle vaccinazioni nelle aziende e ci siamo messi a disposizione per accompagnare la campagna vaccinale nelle case delle persone” ha spiegato il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità. “A Roma, molte delle nostre cooperative lo stanno già facendo. È urgentissimo immunizzare chi è nelle fasce di età 70-79 anni e over 80 e bisogna accelerare i tempi. In una logica sussidiaria la cooperazione sociosanitaria, con i suoi 400 mila operatori che assistono ogni giorno 7 milioni di pazienti in situazioni di fragilità e non autosufficienza, si è messa a disposizione del Governo per poter partecipare alle campagne di vaccinazione. Chiediamo da sempre una regia unica e regole chiare e, da sempre, siamo convinti che una rete territoriale che metta insieme le farmacie, i medici di medicina generale e le realtà sociosanitarie può dare, a pari costo, risultati importanti alle persone. È arrivato il momento di andare verso i cittadini, perché il SSN, riformato da mutualistico a orizzontale nel 1978, ha perso la vicinanza nei confronti della gente. Quando il Covid finirà, e ci auguriamo avvenga presto, in questo Paese rimarranno 24 milioni di cronici e 2 milioni e 900 mila persone non autosufficienti che hanno bisogno di una sanità territoriale che funzioni su regole certe e omogenee in ogni zona del Paese”.