“Il progetto Nontiscordardimé è l'ultima iniziativa nata sulla scorta della storia di OSA, che si è sempre occupata delle persone in stato di difficoltà”. Ad affermarlo è il presidente della Cooperativa, Giuseppe Milanese, intervistato da Sanità Informazione, periodico online di informazione sanitaria. “Abbiamo iniziato anni fa, nel 1989, nelle periferie romane con l'assistenza domiciliare alle persone affette da Aids e oggi torniamo nelle periferie con questi camper che hanno la funzione di prevenire e raccogliere i bisogni di bambini e anziani”, spiega ancora il presidente di OSA che aggiunge: “La prima unità mobile ha come partner l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, mentre la seconda nasce su volontà del Vaticano per poter gestire le fasi di cronicità che purtroppo oggi implicano gran parte della popolazione”.
E proprio il tema della cronicità è una delle sfide cruciali che attendono il sistema sanitario nei prossimi anni. “L'assistenza primaria – dice ancora Milanese nella videointervista pubblicata sul sito e sul canale YouTube di Sanità Informazione – è il principale argomento di cui lo Stato deve occuparsi. Oggi, in Italia, non abbiamo dei dati confortanti. Abbiamo un'assistenza domiciliare a macchia di leopardo, fatta in maniera dissimile in tutte le Regioni. Insieme al ministero della Salute abbiamo cercato di fare le regole su questo sistema che è importantissimo. Basti pensare, ad esempio, che in Olanda il 18% degli ultra 65enni è assistito a domicilio, mentre nel nostro Paese siamo intorno al 2%. Stiamo dunque cercando di dare una mano anche come Federazione Sanità e come Confcooperative nel dire cosa si può fare. Sicuramente c’è da costruire un sistema perché la cronicità e l'invalidità non possono essere più affrontate trasferendo moneta. In questi anni, infatti, con le pensioni di invalidità abbiamo trasferito moneta alle famiglie che hanno cercato le badanti e questo rappresenta un non-sistema”. In questo contesto, la formazione degli operatori sanitari, siano essi medici, infermieri, OSS o fisioterapisti, “è essenziale”.
“Come medici – ricorda Milanese – studiamo tanti anni ma non abbiamo nessuna formazione specifica nel campo dell'assistenza primaria. Noi stessi, quando da giovani appena laureati andavamo nelle case delle persone affette da Aids, non eravamo perfettamente in grado di affrontare dal vivo, in casa, una persona con questo tipo di patologia. Quindi un conto è affrontare una persona in casa, in quel caso con una malattia molto acuta e problematica, un conto è affrontarla in ospedale. La formazione è un elemento imprescindibile per approcciare il contesto domiciliare in maniera serena, perché a domicilio non si ha il supporto che normalmente si trova, ad esempio, in una struttura residenziale”.