“Dovrebbe finalmente essere chiaro, nel filo rosso tra passato e presente, che l’immediato futuro necessiti di una revisione radicale dell’assetto sanitario pubblico, nel senso di una deospedalizzazione delle cronicità, per cui cure e premure adeguate possano essere erogate attraverso il duplice fronte dell’assistenza domiciliare e di quella residenziale. Fronti, ovviamente, anch’essi obbligati a un processo di riforma, soprattutto alla luce delle pesanti disfunzioni affiorate durante la crisi da Covid. Il tema è quello, mai affrontato con la serietà di un approccio di sistema, della terza età, trascurata da politiche della salute indifferenti e da un mercato privato spesso privo di controlli o di scrupoli”. È quanto scrive Giuseppe Milanese nel suo intervento pubblicato stamane sull'inserto Salute del Corriere della Sera, in cui il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità sottolinea in premessa come tutti, dall'OMS all'Ocse passando per l'Unicef e la Corte dei Conti abbiano rilevato l'importanza dell'assistenza sanitaria primaria e la sua riorganizzazione attraverso un investimento prioritario sull'assistenza sociosanitaria e domiciliare.

 

Pertanto, secondo Milanese, è necessario elaborare un piano valoriale sulla vecchiaia in termini di sensibilizzazione, di educazione e di formazione. Un tema non più rinviabile, viste le condizioni del sistema, che deve portare alla creazione di una Fondazione nazionale pro senectute, una proposta rivoluzionaria di cui il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità si è fatto promotore.

 

“I nostri anziani sono stati falcidiati dal virus anche quando si sarebbero potuti salvare: non farne tesoro costituirebbe un nuovo delitto. La proposta è quella di organizzare una Fondazione nazionale pro senectute che coinvolga l’élite degli intellettuali e delle forze sane di questo Paese (e certamente la cooperazione, pronta a fare la sua parte), per elaborare un piano valoriale sulla vecchiaia in termini di sensibilizzazione, di educazione e di formazione”, scrive ancora Milanese enucleando il tema nevralgico del suo intervento. “E per concordare regole e protocolli validati, statuiti dai legislatori e sottoscritti dagli erogatori di assistenza primaria, in modo da assicurare alla terza età quella condizione di 'diversa normalità', ancora potenzialmente felice, di cui parlava il compianto geriatra Carlo Vergani”.

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