“È difficile digerire il pamphlet di Ferdinando Camon A ottant’anni se non muori ti ammazzano come una controstoria, cioè assecondando l’esplicita richiesta dell’autore a seguirne la traccia polemica e forse a non attribuirvi valore scientifico”, scrive il presidente di OSA e Confcooperative Sanità Giuseppe Milanese sul mensile ‘Panorama della Sanità’.
Ho letto tutto d’un fiato le 90 pagine di questo intellettuale affilato che, nel corso dei decenni, ha saputo intendere più di altri e senza sconti i tempi della crisi: umana, storica, sociale. Il libro è (…) un fulminante esempio di diario quotidiano dei giorni del Covid, attraverso cui lo scrittore annota la Storia senza la sicumera dello storiografo ma con il piglio del diagnosta: e la diagnosi è sardonicamente condensata nel titolo, che per me e per la cooperazione sanitaria che rappresento vale come viatico per l’agenda dei mesi che verranno.”
“La pandemia – non mi stancherò di ripeterlo – ha segnato sulla linea della Storia un prima e un dopo. ‘Ne usciremo migliori’ è stato lo slogan su cui si sono impancati più o meno tutti coloro che si sforzavano di guardare al futuro confidandovi, anche nei frangenti più drammatici. Oggi potremmo affermare che si è trattato di una paradossale dimostrazione di ipocrisia. Di quelle che qualificano – nel senso più deteriore – un’intera epoca”, prosegue Milanese.
“Si è persa la buona abitudine di interpellare la propria coscienza: di essere onesti di fronte a noi stessi. In questo cimento, sveleremmo un cinismo disarmante, considerando la morte di un anziano come un fatto scontato, quasi un’evenienza necessaria per liberarci di una zavorra che non ha più un rendimento sociale ma consuma (cure, farmaci, assistenza, energie, tempo) e comporta costi alle famiglie e allo Stato.
“In un contesto strutturale tanto disperante (…) il tema di un’assistenza inclusiva assume la giusta stringente rilevanza. Le istituzioni repubblicane programmano una revisione dei format della salute pubblica. Il mondo scientifico elabora protocolli. Finanche gli erogatori, molti dei quali giustamente sul banco degli accusati nel tribunale della Storia, sono disponibili a raccordarsi. Non potremmo altrimenti perseguire la sollecitazione di Sant’Agostino (La tua vecchiaia sia di un fanciullo, e la tua fanciullezza d’un vecchio), continuando ad ammazzare i vecchi e (attenzione: il problema è strettamente connesso!) a castrare i fanciulli.”