Come è cambiata la vita degli anziani che vivono in condizione di solitudine e fragilità sociale durante i giorni di lockdown?  In che modo l’epidemia ha modificato comportamenti e stili di vita delle famiglie? Quali sono stati gli effetti che le misure di contenimento e di distanziamento sociale introdotte per contrastare la diffusione del Covid-19 hanno avuto sugli anziani e sui loro bisogni?

 

Sono alcune delle domande a cui ricercatori e operatori sociali del Progetto Nontiscordardimé Senior hanno cercato di dare risposta, realizzando un sondaggio rivolto a tutti gli assistiti seguiti nell’ambito dell’assistenza a distanza. Messe in campo durante i giorni più bui della quarantena con lo scopo di stare vicino agli anziani nonostante la quarantena, queste azioni del Progetto promosso dalla Cooperativa OSA realizzate grazie all’utilizzo di internet e di alcune piattaforme social hanno coinvolto oltre 143 persone. Si tratta di anziani contattati telefonicamente dagli operatori a partire dal mese di febbraio scorso che hanno richiesto l’attivazione di almeno un intervento tra consulenza medica, orientamento, tele-compagnia e ginnastica.

 

“Abbiamo voluto capire come questa esperienza collettiva di quarantena abbia modificato le necessità e i bisogni dei nostri utenti, monitorando anche la qualità dei servizi proposti” spiega Gianluca Palumbo,  sociologo di OSA, coordinatore organizzativo di Nontiscordardimé Senior.

“Con questi obiettivi di fondo abbiamo costruito un questionario ispirandoci ad una indagine condotta a livello nazionale dall’ASI (Associazione Sociologi Italiani), riadattandone i contenuti in base al target e alle caratteristiche della nostra utenza. Alla rilevazione condotta sia per telefono, che per via telematica, hanno partecipato, rispondendo al questionario, 97 assistiti”.

 

I dati raccolti confermano innanzitutto che per il 90% degli intervistati l’epidemia ha cambiato il proprio stile di vita soprattutto dopo il mese di marzo, quando sono entrate in vigore le misure di contenimento. Infatti solo il 20% degli intervistati ha modificato il proprio comportamento precedentemente. Tra i cambiamenti più marcati gli intervistati hanno indicato, come era prevedibile, un incremento per quasi tutte le attività legate all’uso del tempo libero, in particolare per quelle domestiche, ma significativo è anche l’aumento di tutte quelle attività che includono la dimensione della “cura”: cura della persona, cura della casa o cura di un familiare. Il 45% degli intervistati ha infatti dichiarato di aver trascorso più tempo in attività di cura della casa ed il 43% nella cura di un familiare.

 

Per quanto riguardano le abitudini alimentari quasi la metà degli intervistati dichiara di aver mangiato di più o di aver mangiato in maniera irregolare; un quarto degli anziani raggiunti dal sondaggio si è dedicato direttamente alla preparazione di cibi fatti in casa, mentre risulta aumentato il consumo di frutta, verdure e pesce a discapito di carne, cibi precotti e in scatola, bevande zuccherate e alcol. Dal lato delle relazioni sociali e familiari, anche se oltre la metà degli intervistati ha trascorso in casa da solo la quarantena, per quasi un terzo di loro sono comunque aumentate le attenzioni da parte dei figli: il 28,9% conferma infatti che “sono aumentate le attenzioni da parte dei miei figli nei miei confronti” mentre il 17,5 si riconosce nell’affermazione che “si sono intensificati dialogo e confronto”.

 

Relativamente all’aspetto sanitario gli anziani hanno dichiarato di aver avuto maggiori difficoltà a svolgere visite mediche urgenti (42%) e a raggiungere centri di cura (50%), mentre non hanno avuto difficoltà a reperire farmaci (62%) o alimenti. In fine si riscontra un preoccupante incremento degli episodi di ansia e di umore depresso (42%), anche se non in forma ricorrente, nella maggior parte degli intervistati.

 

Piuttosto incoraggianti sono risultati i dati relativi al rispetto delle norme di prevenzione: oltre il 90 per cento degli intervistati ha adottato in maniera ricorrente tutte le principali raccomandazioni (utilizzo mascherina, lavaggio frequente delle mani, distanziamento, etc). Inoltre le persone contattate dimostrano di considerare molto alto o abbastanza alto il rischio di di contagio (circa due terzi degli intervistati), tuttavia disgregando i dati per mese, emerge come questa percezione sia andata sensibilmente scemando nel corso del tempo; aspetto quest’ultimo che dimostra l’importanza di mantenere alta l’attenzione, attraverso un coinvolgimento attivo in azioni di prevenzione e promozione della salute.

 

Infine, per quanto riguarda il grado di soddisfazione raggiunto dagli assistiti in merito ai servizi realizzati fino ad oggi, le risposte raccolte mostrano che gli anziani considerano in larga parte utili e professionali le azioni di prevenzione e assistenza proposte da Nontiscordardimé. 

 

“I nostri assistiti”, commenta Gianluca Palumbo. “hanno riconosciuto che il nostro impegno va nella direzione giusta. Oltre il 90% di loro si è mostrato molto soddisfatto per la professionalità dimostrata dagli operatori nell’assistenza a distanza e oltre il 90% ha ritenuto molto professionale l’azione del personale medico impegnato nelle visite a bordo dell’ambulatorio mobile. È un segnale importante”, conclude il sociologo, “che ci aiuta ad andare avanti. Nell’immediato futuro vista la disponibilità dichiarata da oltre il 90% degli intervistati cercheremo di svolgere test sierologici direttamente in parrocchia, in coincidenza con la ripartenza delle attività cliniche e dei Gruppi di Cammino, al fine di garantire un maggior livello di sicurezza per tutti”.

 

 

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