I cittadini europei stanno sempre meglio in salute. Lo ha certificato il dipartimento Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in occasione del meeting annuale che riunisce gli esperti del settore del Vecchio Continente. I progressi, secondo il rapporto, sono stati compiuti in maniera sensibile, ma tra i 900 milioni di abitanti esistono ancora disuguaglianze che devono essere sanate.
Zsuzsanna Jakab, direttore regionale Oms per l'Europa, ha trattato questo argomento proprio nel discorso di apertura dei lavori . “L’Europa – ha spiegato l’esperta – pur essendo ricca di conoscenza e innovazione, nasconde sacche di disparità sanitaria che rappresentano una minaccia concreta al raggiungimento di ulteriori progressi. Un particolare impegno deve essere impiegato nelle campagne di prevenzione. È stato dimostrato che alcune malattie, come ad esempio l’Aids, hanno mostrato una riduzione quando gli Stati hanno predisposto programmi di prevenzione e di trattamento in fase precoce”.
Le politiche continentali sulla salute sono state raccolte nel piano “Health 2020”. Si tratta di un provvedimento adottato il 9 novembre 2011, contiene le misure e le risorse messe in campo per aiutare i paesi UE ad affrontare le sfide economiche e demografiche che dovranno affrontare i singoli sistemi sanitari. Una delle più pressanti sarà la rapida crescita dell’età media della popolazione e il conseguente aumento delle malattie tipiche dell’età avanzata. “L’applicazione del piano – ha spiegato Jakab – ha bisogno degli impegno di tutti i Paesi. Non si tratta di un costo a perdere ma di un investimento che permetterà, a medio e a lungo termine, di conseguire traguardi positivi nel campo della salute pubblica e anche in quello dell’economia”.
Anche se c’è ancora molto lavoro da fare, l’impegno messo in campo in passato ha dato i propri frutti. Un altro rapporto dell’Oms presentato qualche mese fa descriveva l’aspettativa di vita in crescita di cinque anni nel periodo 1980-2010 fino a raggiungere i 76 anni. Questo risultato è stato raggiunto grazie agli sforzi fatti perridurre alcune cause di morte e nel contrasto ad alcuni fattori di rischio. In calo, per esempio, il consumo di alcol pro capite che è diminuito in modo sensibile in molti paesi nell’arco degli ultimi 20 anni. La tendenza al ribasso è stata evidente nei paesi dell’Europa del Sud. Una “preoccupante tendenza all’aumento” è stata invece segnalata in quelli dell’Est.
Un elemento positivo messo in evidenza dal rapporto, riguarda la diminuzione della mortalità materna che è scesa del 54 per cento a partire dal 1990. Questo dato, sebbene consenta all’Europa di essere al vertice mondiali di questa particolare classifica, nasconde una delle maggiori differenze tra zona e zona. Gli esperti hanno sottolineato però che questa discrepanza si può ridurre con interventi mirati che gli stati devono cercare di non sottovalutare nemmeno in tempi difficili per l’economia.