“Occorre ripartire da un'assistenza domiciliare territoriale, che abbia nella componente sociale una forte azione di stimolo, definendo i criteri del sistema. Noi come Confcooperative Sanità, da sempre, parliamo del paradigma delle 5R cioè una regia unica e nazionale che stabilisca regole certe per i cittadini e definisca i ruoli anche dello Stato – che non può essere regolatore e anche erogatore ma deve essere programmatore e controllore – per costruire reti di assistenza basate sulla tecnologia e sull'integrazione tra diversi professionisti e per permettere anche il rigore delle misurazioni che non riguardino solo la quantità delle prestazioni, ma anche la qualità della salute che si trasferisce ai cittadini”. Lo ha detto il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, intervenendo nell'ambito del Forum Sistema Salute 2020 al dibattito intitolato “La Sanità digitale in Italia. Dalle crisi nascono anche le opportunità: la salute e le cure digitali”.
Secondo Milanese, la vera sfida che attende l'Italia è quella della cronicità e ciò che è fuori dall'ospedale, come già rilevato nel '78 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. “Per L'Italia le sfide sono costituite dalle patologie croniche non trasmissibili. Stiamo parlando di qualcosa che coinvolge 24 milioni di persone, non solo anziani ma anche bambini, che hanno una malattia cronica. In tutti questi anni abbiamo speso risorse, 66.7 miliardi di euro, ma colpevolmente non siamo stati in grado di costruire un sistema. Oggi dei 2 milioni e 850mila anziani non autosufficienti solo il 31% viene preso in carico da servizi sanitari, mentre il 18% si avvale dei servizi sociali. Il dramma vero è rappresentato dal 50% di anziani che non sono presi in carico, mentre solo lo 0,6% accede simultaneamente sia ai servizi sanitari che ai servizi sociali. Abbiamo di fronte una sfida epocale, perché in Italia l'Assistenza Domiciliare non è in ritardo, è ancora totalmente ad una situazione di partenza”.
Più nel dettaglio, il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità ha spiegato come, secondo i dati del Ministero della Salute, solo “il 2,7% degli ultra 65enni italiani ha un'assistenza domiciliare ma esistono differenze regionali drammatiche: si va dal 5,4% del Molise, al 4,2% del Veneto fino al 1,4% della Calabria 1,4. Nel Veneto però, pur essendo assistiti il 4,2% di anziani, le ore erogate sono pari a 12 ore annue. Il dramma, insomma, non è solo una percentuale al di sotto della media europea che è del 6%, ma anche il basso numero di ore di assistenza domiciliare”.
Parlando del tema al centro del dibattito, Milanese ha sottolineato come “le tecnologie digitali, con lo sviluppo della telemedicina, debbano far parte di un incrocio virtuoso con l'assistenza territoriale. Manca il sistema. Per questo, è necessario creare una pluralità di servizi radicati e integrati, a cui le persone possano accedere, con modelli definiti di presa in carico che garantiscano la continuità tra ospedale e territorio, integrando il sociale con il sanitario. Per farlo occorre la collaborazione tra professionisti. Come Confcooperative Sanità stiamo cercando di mettere insieme medici, farmacisti, operatori sociosanitari per sviluppo delle cure domiciliari e di percorsi e processi vicini a cittadini. Bisogna che la componente tecnologica si aggiunga a un sistema di operatori che siano formati anche a favorire la partecipazione degli utenti al processo. Noi vorremmo un sistema di erogatori accreditati a cui i cittadini aderiscano scegliendoli e anche dando un gradimento”.