Il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, è intervenuto ai microfoni di “Buongiorno InBlu”, la trasmissione di approfondimento condotta da Chiara Placenti sulle frequenze di Radio InBlu. Nel corso dell’intervista, Milanese ha evidenziato come sia necessaria e non più rinviabile la ridefinizione del sistema dell’assistenza primaria, la cui fragilità è stata acuita dall’emergenza sanitaria tutt’ora in atto. “Per tanti anni in questo Paese si è puntato solo sulla componente ospedaliera tralasciando tutto quello che c’è fuori, cioè l’assistenza primaria, dove un esercito di operatori sociosanitari, oggi oltre 400mila, lavora senza regole nazionali omogenee. Tutto questo si riversa inevitabilmente sui cittadini”.

 

Il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità ha ricordato come il nostro Paese sia ancora “la Cenerentola d’Europa per quanto riguarda l’assistenza domiciliare”. Lo stesso discorso vale per l’assistenza residenziale. “Anche per le RSA”, ha spiegato, “abbiamo meno posti letto di nazioni che noi sono un benchmark come Francia e Germania. Siamo il Paese che ha creato mille modelli diversi, ogni campanile un modello, con alcune eccellenze e un po’ di disordine”.

 

Secondo Milanese, tuttavia, “non è un problema di spesa, perché in Italia siamo bravi a semplificare e abbiamo utilizzato il trasferimento monetario con le pensioni per permettere alle famiglie di sviluppare un esercito di badanti, che oggi sono più di un milione a fronte dei circa 550 mila dipendenti del sistema sanitario. Tutto questo per noi è una Babele”.

 

Una soluzione per uscire dalla disomogeneità dei modelli e per ridefinire finalmente le regole dell’assistenza primaria è rappresentata dal paradigma delle 5 R, una vision strategica e di sistema che Confcooperative Sanità porta avanti da anni. “Ci vuole una regia unica nazionale (ecco la prima R) su questo tema che riguarda gli anziani e le persone fragili e non autosufficienti. Una regia che dia la seconda R e cioè regole chiare su cui tutti gli erogatori possono competere. Quindi basta a bandi e gare d’appalti: ci vuole l’adozione di un sistema basato sull’accreditamento, cioè sull’individuazione di soggetti accreditati fra i quali i cittadini possono scegliere e che lo Stato deve controllare. Quindi la terza R: i ruoli, che devono essere definiti. Lo Stato deve decidere se tornare ad essere erogatore  o controllore degli erogatori accreditati. La quarta R è rappresentata dalle reti professionali. Abbiamo le farmacie dei servizi, la medicina generale e il Terzo Settore che possono costruire un sistema. Infine la quinta R, quella del rigore nella misurazione che non deve essere più basata su quante misurazioni si fanno ma su quanta salute viene data ai cittadini”.

 

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