“Cristina, ma da oggi dobbiamo chiamarti dottoressa?”.

 

È la domanda che gli ospiti di Casa Melissa rivolgono alla 28enne Cristina, neolaureata in ‘Scienze del Servizio sociale e del Non Profit’ il 27 ottobre 2020, a Taranto, presso la sede distaccata dell'Università Lumsa di Roma. È il loro modo per farle sapere quanto sono orgogliosi di lei e quanto le vogliono bene.

 

Un percorso durato esattamente tre anni, in cui ha conciliato impegni universitari, turni di lavoro e il tirocinio formativo durato due anni, rinunciando spesso alla vita sociale tipica della sua età e agli hobby.

 

Cristina De Fazio, al telefono, è un’esplosione di gioia e vitalità. È soddisfatta del traguardo raggiunto, un sogno diventato realtà, che custodiva dal giorno del conseguimento del diploma scientifico.

 

“Terminati gli studi” – ci racconta – “mi sono iscritta a un corso di un anno a Milano come operatore socio sanitario (OSS) e, dopo un’altra significativa esperienza sempre nell’ambito sociosanitario con persone affette da disturbi psichiatrici, ho trovato lavoro in OSA, a Mesagne, nel 2014 proprio come OSS”. 

 

“È qui, nel reparto di Casa Melissa art. 58, che ho maturato la voglia di iscrivermi a un corso universitario attinente alla mia professione per mettere a frutto la mia esperienza sul campo, acquisire nuove conoscenze e competenze, capire meglio le relazioni con gli utenti. Sono talmente felice che mi sono già iscritta alla specialistica in ‘Programmazione e gestione delle politiche dei servizi sociali’ per proseguire il mio percorso di studi e di crescita’.

 

Cosa ti aspetti dal futuro?

 

“Spero di migliorare e imparare ancora. Mi auguro di lavorare per OSA a lungo. Anche se dovessi continuare come OSS sarei comunque felice perché laurearmi è stata una soddisfazione personale. I ruoli passano in secondo piano quando al centro del proprio lavoro ci sono le persone.

 

I miei assistiti e i miei colleghi sono come la mia famiglia. Vivere questo evento con loro, è stato il coronamento di un sogno condiviso insieme. Mi hanno sostenuta, incoraggiata; ho ripetuto gli esami con loro; ho scaricato l’ansia. Il giorno della laurea gli ospiti di Casa Melissa, con l’aiuto dell’operatrice di turno, mi hanno mandato dei vocali per incoraggiarmi e questo gesto mi ha emozionato tantissimo”.

 

Perché consideri assistiti e operatori come la tua famiglia?

 

In reparto si crea una famiglia. Ogni giorno ci prendiamo cura di venti pazienti e ti senti a casa. Li aggiorno di quello che faccio. Mi confido perché mi ascoltano, esprimo i miei desideri, ascolto i loro e cerchiamo di realizzarli insieme. Viviamo in simbiosi. I colleghi mi sono stati vicini, hanno sempre tifato per me. Sono la prima laureata di Casa Melissa e quindi sono anche molto orgogliosi. Questo è essere una famiglia.

 

Cosa impari ogni giorno dai tuoi colleghi e dalle persone di cui ti prendi cura?

 

Gli assistiti mi hanno insegnato ad essere grata, grata dei sorrisi che ricevo, grata dei gesti semplici e inaspettati, delle piccole attenzioni quotidiane, grata della loro riconoscenza e dell’affetto che mi dimostrano costantemente. C'è un aneddoto che mi sta molto a cuore. Una paziente con il figlio in carcere mi chiese di scrivergli delle lettere. Io l'ho accontentata molto volentieri. Quando è uscito dal penitenziario, la mamma mi ha ringraziato perché era convinta che avessi aiutato il figlio ad essere liberato. Questo mi ha insegnato a vedere la gratitudine negli occhi delle persone.

 

I miei colleghi mi danno tanti consigli e mi spronano sempre a non arrendermi mai, a migliorarmi, a non dare peso alle cattiverie. Per questo ringrazio tutti, dagli assistiti a ogni singola persona che lavora in OSA, perché se oggi sono laureata è anche merito loro”. 

 

 

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