Il 27 giugno a Roma, nel parco Cinecittà World, si è tenuta l’Assemblea nazionale dei soci OSA. Una giornata densa di emozioni e significati

Si può immortalare il futuro. Anche ripescando una fotografia del passato. Carlo Turco sale sul palco, sollecitato con un coup de theatre da Giuseppe Milanese nel momento della consegna dei premi intitolati a Vittorio Crisponi: il riconoscimento è anche per lui, per questo operatore «un po’ anarchico» in forza al servizio di HIV sociale di OSA da più di 30 anni. È la proustiana madeleine che, sortendo dal patrimonio valoriale e sentimentale della cooperativa, restituisce un orizzonte largo. Che vale un futuro foriero di nuove energie.

La giornata è stata densa: di iniziative ed emozioni. L’appuntamento è per l’assemblea generale dei soci, come ogni anno, quasi per un rito propiziatorio, fissata nel giorno del compleanno di Ivan, oggi fisicamente assente per un piccolo intervento chirurgico ma evocato a più riprese dai convenuti.

Il luogo prescelto è, perlomeno, originale: Cinecittà World, un parco dei divertimenti con tanto di studios cinematografici ed una una storia tutta italiana alle spalle. C’è una spiegazione e la illustra il Presidente in apertura dei lavori: «Siamo qui per tornare ad essere comunità, dopo due anni drammatici di pandemia che hanno di fatto impedito le connessioni. E per fare una prova generale della grande festa che abbiamo programmato per il prossimo 19 settembre, occasione in cui assistenti e assistiti, nucleo originario di una futura cooperativa di comunità, potranno ritrovarsi».

L’ordine del giorno è affrontato con la responsabilità di un sodalizio che pratica la democrazia da molti decenni, si approva il bilancio di esercizio del 2021, anno durissimo in cui si è comunque riusciti a consolidare il fatturato in attività accreditate: «Una stabilità che ci consente di programmare», argomenta l’amministratore delegato Flaviano Ponziani e, se dovesse esserci necessità di conferma, il faro è di nuovo il futuro. Lo racconta efficacemente anche il bilancio sociale, illustrato nelle pagine più significative da Milanese.

OSA rappresenta un caso unico nell’alveo della cooperazione, per numero di soci lavoratori e per fatturato; è statisticamente una donna di sana e robusta costituzione, ha uno standard professionale medio molto alto, una solidità contrattuale che non ha eguali, ha «allevato» attorno a sé un network di cooperative articolato e, anch’esso, in buona salute. È per questo che, dietro l’angolo, c’è OSA Next, quasi il frutto naturale di una coltivazione durata più di 3 decenni: una formula d’impresa, ancora una volta più inedita che innovativa, che consenta di affrontare uno scenario della salute, inevitabilmente mutato, con adeguata efficacia.

L’annuncio del Presidente vale un programma per i prossimi lustri: «OSA Next, costituita formalmente poche settimane addietro dopo un anno e mezzo di lavoro, ci permetterà di proporre il nostro metodo assistenziale al Paese potendo competere su un mercato che si è fatto aggressivo ma senza smarrire la nostra natura cooperativa». Ecco perché il premio assegnato a Carlo Turco: un modo per conclamare il metodo OSA, una fusione collaudata e affinata negli anni tra protocolli di cura e assistenza da un lato e la premura, che è sempre il distillato più prezioso dell’umanità, dall’altro.

La giornata, felice nonostante le temperature torride, trova una chiusa all’altezza con alcuni momenti di svago allestiti dall’event manager Luca Milanese. Il popolo della cooperativa, accorso già con entusiasmo fin dal primo pomeriggio, sembra goderne, come accade a chi per troppo tempo non ha potuto abbracciarsi. Così i conversari e i balli tra le strade e i viottoli delle scenografie di vecchie pellicole restituiscono un po’ di quella serenità di cui tutti avevano bisogno. E danno un senso all’incrocio – di persone e storie – che è il prodigioso meccanismo attraverso cui si costruiscono e custodiscono le comunità.

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